venerdì 10 febbraio 2017

Esuli istriani e foibe, una ricerca dell’Istituto Stringher, Udine

Riceviamo il seguente comunicato dal professor Giancarlo Martina, docente di Storia all’Istituto Statale d’Istruzione Superiore “Bonaldo Stringher” di Udine. Riporta i risultati di una originale indagine sulle foibe e sull’esodo istriano dalmata. Sono state intervistate 149 persone comprese tra i 18 e i 72 anni del Friuli Venezia Giulia. I lavori di ricerca continuano nella scuola udinese, coinvolgendo insegnanti di altre discipline. È un modo diverso e, forse, più incisivo per parlare del Giorno del Ricordo. Ecco il testo proposto dal professore G. Martina, con qualche adattamento redazionale. (a cura di Sebastiano Pio Zucchiatti).

Elio Varutti, Silvio Cattalini e Giancarlo Martina al Giorno del Ricordo 2014 all'Istituto Stringher di Udine

VITTIME DELLE FOIBE ED ESULI ISTRIANI, FIUMANI E DALMATI
Si presentano qui gli esiti di un questionario elaborato dagli studenti della 3^ A Tecnico del Turismo dello Stringher di Udine, seguiti dai loro professori.
«In occasione del Giorno del Ricordo, la classe 3^ A Tecnico del Turismo dell’Istituto “B. Stringher” ha realizzato un lavoro di ricerca statistica che ha come oggetto la conoscenza di due fatti storici collegati alla Seconda Guerra Mondiale. Si è indagato soprattutto su ciò che ha toccato la nostra regione: le vittime delle foibe e l’esodo degli istriani, fiumani e dalmati».
Il questionario è stato realizzato dal professor Giancarlo Martina, del Laboratorio di Storia, che vede tra i fondatori il Dirigente scolastico dell’Istituto commerciale, turistico ed alberghiero di Udine, la dottoressa Anna Maria Zilli. Quest’ultima ha favorito il lavoro constatando che inserire un approfondimento storico all’interno del percorso dell’insegnamento della Matematica sia utile per favorire l’interdisciplinarietà nel percorso di studi degli allievi e per valorizzare le loro competenze.
«Il questionario è stato inserito nell’attività didattica del programma di Matematica della classe 3^ A Tecnico del Turismo dalla professoressa Monica Secco – è detto nel comunicato -. Nell’arco di tre giorni gli studenti hanno intervistato 149 persone comprese tra i 18 e i 72 anni. I risultati sono stati tabulati nel corso di una giornata scolastica».

La classe 3^ A Tecnico per il turismo dell'Istituto Statale d'Istruzione Superiore "B. Stringher" di Udine

Il questionario comprende 14 domande sulla conoscenza dei due fenomeni storici, sulla loro importanza nella storia italiana e sui mezzi più adatti per trasmetterli ai giovani.
«Dei 149 intervistati, tutti in regione Friuli Venezia Giulia, il 65% ha partecipato ad un evento o celebrazione organizzato in occasione del Giorno del Ricordo – continuano i professori dello Stringher – questo si può interpretare come sia ormai diffusa la conoscenza di quanto accaduto».
Il dato è rafforzato dalle domande relative alla conoscenza delle vittime delle foibe (85% del campione) e dell’esodo degli istriani, fiumani e dalmati (77% degli intervistati). Tale dato è, leggermente inferiore alla conoscenza sulle foibe, forse perché – è il commento dei professori dello Stringher – pare meno percepito rispetto alle voragini carsiche, non essendoci luoghi simbolo come la Foiba di Basovizza, monumento nazionale. C’è il Magazzino 18 a Trieste, dove sono state raccolte le migliaia di masserizie degli esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia, ma è visitabile solo a gruppi, poiché non è un museo con orari e personale ordinario.
Un’ulteriore conferma della conoscenza abbastanza diffusa, pur se non approfondita, emerge dalle risposte relative a chi ha subito questa atroce morte tra il 1922 e il 1947, cioè da quando iniziò la violenza inudita a danno di sloveni e croati da parte del regime fascista. Poi il metodo della eliminazione fisica fu tragicamente e massicciamente utilizzato dall’esercito titino a danno degli italiani.
«Sono 111 infatti gli intervistati – precisano gli allievi dello Stringher – che ritengono che furono molte le vittime italiane.  Per quanto riguarda la percezione del numero delle vittime slovene e croate gli intervistati (60) ritengono che furono molti gli sloveni e (46 intervistati) i croati. Se il primo dato nel complesso è vicino al vero (cioè il gruppo etnico maggiormente colpito), sembra sovrastimato quello relativo a sloveni e croati».
È noto da poco, tuttavia, che l’eliminazione nelle foibe, nelle cave di sabbia e nei pozzi minerari abbandonati sia avvenuta per mano dei titini nei confronti di loro oppositori sloveni e croati anche nel dopo guerra, 1946-1952.
D’altra parte 45 intervistati ritengono che le vittime italiane siano superiori ai 100 mila individui, 31 danno un numero sovrastimato, ma vicino ai dati più recenti e aggiornati, e 30 indicano correttamente tra 2000 e 4000 le vittime il metodo della pulizia etnica titina.
«Riguardo all’esodo – aggiungono i ricercatori dello Stringher – sono 81 gli intervistati che rispondono che fu la “fuga forzata di persone che erano nate e vissute in quelle terre”, cui si aggiungono 28 che la considerano, in modo non corretto mancando della parte violenta e impositiva del governo jugoslavo, il fenomeno che coinvolse in generale tutti coloro che diffidavano del nuovo governo jugoslavo, in particolare gli italiani. La dimensione del fenomeno (circa 250 mila esuli) viene indicata in modo corretto o molto vicino alla realtà da 77 intervistati».
La quasi totalità del campione ritiene molto importante far conoscere e parlare dei due argomenti, soprattutto perché la storia non si ripeta e perché rimanga memoria di quanto successo.  Oltre il 40% degli intervistati ritiene che  il luogo migliore per informare e ricordare sia la scuola, attraverso le testimonianze dirette degli esuli, ma non si dovrebbe dimenticare l’uso di social network e di un sito dedicato.
«Un ultimo dato piuttosto preoccupante riguarda l’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANGVD) che per l’85% degli intervistati risulta sconosciuta – conclude il comunicato – alcune considerazioni finali emergono da questo primo lavoro di indagine svolto dagli studenti della 3^ A Tecnico del Turismo, cui se ne aggiungeranno altri in questi prossimi giorni. Innanzitutto appare chiaro che sia il fenomeno delle vittime delle foibe che quello degli esuli siano sostanzialmente conosciuti, tutto sommato con cognizione di causa, da una buona parte delle persone».
In secondo luogo entrambi gli eventi vengono percepiti come parte integrante, sebbene tragica, della storia italiana e risultano un monito per il futuro affinché non si ripetano.
«Infine il lavoro portato avanti – così termina il comunicato – da anni di informazione, come quello più che decennale del Laboratorio di Storia dello Stringher con l’impegno costante svolto dal professor Elio Varutti, ha raggiunto lo scopo di comunicare informazioni storiche il più correte possibili. Non è un caso se la scuola viene individuata come via principale per proseguire in questo sforzo».

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Riferimenti di ricerca nel web










Visitatori ed esuli istriano dalmati alla Mostra sul Giorno del Ricordo 2015, atrio dell'Istituto Stringher, Udine

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