venerdì 16 dicembre 2016

Il sito archeologico di Bene Vagienna, Cuneo

Augusta Bagiennorum è un insieme di resti romani per visitatori trender. Non è un luogo molto noto, messo lì nella Piana della Roncaglia, a 2 chilometri dalla cittadina attuale (di 3.600 abitanti), ma è ricco di fascino storico dell’antichità.
Bene Vagienna - Il teatro romano

Uscendo dalla cittadina odierna di Bene Vagienna, il sito archeologico si trova in località Roncaglia, seguendo le indicazioni stradali in direzione Narzole – Bra. Julia Augusta Bagiennorum era la capitale dei liguri Vagienni, una popolazione di origine iberica.
Se chiedete oggi dove si trova il sito archeologico a qualche abitante di oggi di Bene Vagienna, provincia di Cuneo, potrebbe rispondervi con un sorrisino, perché non è molto valutato da qualcuno degli stessi cittadini. Per i più autocritici e, soprattutto, per certi abitanti dei paesi limitrofi non si tratta che di «quattro sassi in mezzo ai campi».
La chiesa di San Pietro all'inizio del percorso nell'area archeologica di Bene Vagienna

Non hanno tutti i torti. Intendiamoci: da che mondo è mondo uno scavo archeologico mette in mostra vecchie pietre ritrovate, che costituivano la struttura delle abitazioni, dei palazzi o dei luoghi istituzionali, come il tempio, il foro, il teatro, le porte arcuate, l’anfiteatro e la necropoli. È l’archeologia stessa ad essere intesa come una scienza che studia le antiche civiltà, come quella romana, mediante l’analisi dei monumenti e, se non resta altro, dei reperti, dei ruderi, ritrovati per mezzo degli scavi.
Bene Vagienna, resti del foro romano e, a sinistra, del tempio

Nel museo civico, nella sezione archeologica, a Palazzo Rorà, in Via Roma 125, si possono vedere i pezzi di valore ritrovati, come una coppa mosaicata in vetro, del I secolo d.C., vasi, monete, piatti, anfore, bottiglie, bicchieri ed altre vestigia romane.
Julia Augusta Bagiennorum è stata ritrovata per la passione di due suoi illustri e benemeriti cittadini. Tra il 1892 e il 1909, infatti, Giuseppe Assandria e Giovanni Vacchetta svolsero una serie di operazioni di scavo. I due studiosi benesi, nonostante l’esiguità dei ritrovamenti, non si rassegnavano e continuarono, anno dopo anno nella loro opera, prendendo in affitto i terreni dai contadini, anche a proprie spese. Documentavano con precisione i ritrovamenti, anche con schizzi e disegni personali, poi reinterravano ciò che avevano scoperto, per evitare la rovina del tempo, trafugamenti o vandalismi.
Bene Vagienna - Il teatro romano

Con una pazienza piemontese riuscirono a identificare la struttura urbana dell’antica città. Julia Augusta Bagiennorum fu fondata nel 25 a.C. secondo lo schema tipico utilizzato dai Romani per le città di fondazione coloniale. L’imperatore Augusto inviò qui alcune migliaia di veterani, con le rispettive famiglie e fece spartire i terreni.
Assandria e Vacchetta scoprirono gli assi stradali ortogonali fra di loro – il decumano e il cardo – dotati, sotto la pavimentazione stradale, di condotti per lo smaltimento delle acque reflue. Le strade erano pavimentate in ciottoli, provenienti dal vicino torrente Mondalavia. Erano demarcate da marciapiedi in terra battuta, in isolati di forma quadrata, di metri 70 x 70, oppure rettangolare, di m 80 x 100. Sono stati individuati il foro, il tempio, la basilica civile (tribunale), le terme, l’anfiteatro, e il teatro con un quadriportico retrostante il palco di scena (“porticus post scaenam”), oltre alla cinta muraria.
Pietre accumulate forse dai contadini che lavorano i terreni ove sorgeva Julia Augusta Bagiennorum

La pianta della città romana è a forma di trapezio. Era alimentata da un grande acquedotto, di cui rimangono dei resti nelle pareti della Chiesa di San Pietro, all’inizio del percorso archeologico, dotato di parcheggio autoveicolare. 
Interessante è che l’intera area sia parte dell’Ente Gestione dei Parchi e delle Riserve Cuneesi, dato che l’itinerario di visita all’aperto si snoda lungo dei sentieri carrarecci, una pedana in legno e una pista pedonale e ciclabile su strada asfaltata di scarso traffico veicolare. Il percorso turistico è adatto alle famiglie, ai passeggini e alle biciclette. La città romana misurava, tra le due porte turrite di accesso, circa m 600.
Lungo il percorso ci sono vari pannelli esplicativi in lingua italiana e in inglese.
Julia Augusta Bagiennorum, resti della la basilica cristiana

Alla caduta dell’Impero romano, la città fu distrutta dai barbari. Tra gli invasori si ricordano anche i saraceni, provenienti dalla penisola iberica. Per le loro razzie, avevano predisposto un porto sulla costa della Provenza. I profughi della vecchia città romana costruirono un nuovo borgo alla confluenza dei torrenti Mondalavia e Cuccetta, in una altura di facile difesa. Fu il nucleo primitivo dell’attuale città e fu chiamata: Bene. Essa prosperò tanto che nel 901 l’imperatore Ludovico III l’assegnò in possesso temporale al vescovo di Asti, che la mantenne per 500 anni.
Poi passò sotto il dominio dei Savoia e dei Costa di Chieri, vivendo nel Seicento lo splendore del Barocco. Alla fine del Settecento fu un presidio napoleonico, per poi ritornare ai Savoia, al Piemonte e all’Italia. Nel 1862 il consiglio comunale attribuì alla città di Bene l’attribuzione di “Vagienna” in onore degli antichi abitanti.
Un'ape, a dicembre, sta... curiosando su uno dei pannelli turistici lungo il percorso di Bene Vagienna romana

Nei pressi dell’anfiteatro romano si trova una locanda (Marsam) nel cui cortile è visitabile liberamente un curioso e intelligente “orto romano”, con le classiche erbe da cucina, inaugurato il 6 giugno 2015.
Dunque tra le langhe si trovano anche delle vestigia romane che potrete ammirare camminando in appositi spazi e in tali luoghi potrete dedicarvi alla caccia fotografica. Vi potrà capitare, ad esempio, di trovare un mattone “sgorbiato”, ossia con un segno fatto dall’artigiano che lo produsse nel I secolo d.C. chissà? Oppure potrete fotografare il teatro antico di Julia Augusta Bagiennorum. Non disdegnerete i resti della la basilica cristiana, sorta sulle tracce di un tempietto di epoca pagana. E così via.
Le langhe non sono solo celebri per i rinomati vini di alta qualità (Nebbiolo, Dolcetto, Barolo…), per i paesaggi mozzafiato e per il famoso tartufo d’Alba, anche l’archeologia vuole la sua parte.
L'orto romano, presso la locanda Marsam, a Bene Vagienna

Sitologia

Riferimenti bibliografici
Enzo Drocco, Monforte. Un paese ed un territorio dal neolitico al terzo millennio, Monforte d’Alba, provincia di Cuneo, Fondazione Mario Lattes, 2008.
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Servizio giornalistico, di fotografia e di networking di Elio Varutti.

 Un mattone “sgorbiato”, ossia con un segno fatto dall’artigiano, come un marchio di fabbrica

L'anfiteatro, visibile solo per una parte

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