martedì 26 luglio 2016

Preventori antitubercolari di Sappada per esuli istriani

È un pezzo di storia ormai dimenticata. Sono stati assai importanti i preventori antitubercolari di Sappada, in provincia di Belluno, per i bimbi gracili degli italiani esuli d’Istria, di Fiume e della Dalmazia. L’esodo giuliano dalmata ha comportato tanti disagi, tristezze, perdite umane, di affetti e di patrimoni economici.
Sappada, borgata Lerpa - Preventorio più basso per i bimbi dell'esodo giuliano dalmata, chiamato "Venezia Giulia".

La salute dei bambini dei profughi fu messa in salvo dall’idea di Aldo Clemente (Trieste 21.10.1920 – Roma 13.11.2014). Egli fu il Segretario Generale dell’Opera per l’Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati, con sede a Roma; si tratta di un ente nazionale per lavoratori rimpatriati e profughi, che fu attivo dal 1947 al 1978.
Aldo Clemente già nel 1945, poco più che ventenne, fondò, infatti, a Trieste un collegio per orfani di guerra e il primo preventorio antitubercolare di Sappada. Quello sorto nella ridente località alpina, ai confini con la Carnia, fu chiamato “Venezia Giulia”. 
Fu utilizzato un edificio già esistente, come si può notare dal filmato “A Sappada con i piccoli profughi giuliani” del 23 aprile 1952, edito dalla Settimana Incom, citato alla fine del presente articolo (e visibile con una cliccata). Sia per il primo preventorio femminile (sorto nel 1945), che per il secondo, quello maschile (del 1949) furono adibite due case sappadine. Negli anni successivi furono edificate due apposite costruzioni: il preventorio “Dalmazia”, del 1953-1954 e quello intitolato alla “Venezia Giulia”, del 1960-1964. Ambedue gli edifici sono su progetto dell’ingegnere Angelo Morelli De Rossi di Udine. Al progetto del 1960 ha operato anche Diomede Morossi, come pure nell'ampliamento dell'edificio "Dalmazia" nel 1971.

Angelo Morelli De Rossi, Prospettiva del preventorio "Dalmazia" di Sappada, progetto del 1954. Archivio del Comune di Sappada.

Theodoro de Lindemann, pediatra triestino, fu il consulente scientifico per la realizzazione dei due Preventori di Sappada. Negli ani ’50 de Lindemann da Trieste raggiungeva la località montana ogni sabato per sovrintendere alle nuove istituzioni per i bimbi dell’esodo, così ha dichiarato Aldo Clemente il 23 marzo 2007, durante un convegno a Trieste sull’esodo giuliano dalmata, organizzato dall’Associazione delle Comunità Istriane.
In chiave estetica i progetti dei preventori di Sappada elaborati da Angelo Morelli De Rossi e da D. Morossi possono essere avvicinati agli stilemi del razionalismo. Soprattutto il preventorio “Dalmazia”, del 1953-1954, a mio parere ha una linea che si accosta ad alcune opere dell'architetto Ermes Midena, esponente friulano del razionalismo.

Tra l’altro l’ingegnere Morelli De Rossi (1909-2006), che fu militare di naia a Fiume, ha operato proprio a favore dei profughi giuliano-dalmati, dedicandosi alla costruzione dei villaggi a loro destinati a Gorizia, Grado, Monfalcone, Udine e Marghera.

Il primo preventorio, quello del 1945, aveva una capacità iniziale di 50 posti letto ed era riservato alle bambine. Era organizzato con scuola materna e scuola elementare per le piccole utenti a rischio di malattie polmonari. Dato che le piccole ospiti dovevano soggiornare per vari mesi o anche per più tempo, fu un’occasione di lavoro per il personale locale: medico, infermiere, maestre, assistenti, cuoche, operai ed altro.
Sappada, 1925 - ed. e foto E. Danieli, S. Stefano di Cadore

Oggi gli edifici di tali preventori, in borgata Lerpa di Sappada, non sono più utilizzati per la loro funzione originale. La gente del luogo li chiama: colonie. Il 22 aprile 1994 sono stati impiegati per soggiorni di bambini della diocesi di Trieste. Essi assunsero una nuova intitolazione. Il preventorio “Dalmazia” divenne “Casa San Giusto”, mentre l’edificio del “Venezia Giulia” situato più in basso fu chiamato “Casa Trieste”. Ciò in base alla domanda di Monsignor Eugenio Ravignani, vescovo di Trieste (nato a Pola nel 1932), in qualità di legale rappresentante della Chiesa Cattedrale di San Giusto Martire di Trieste, come emerge dall’Archivio del Comune di Sappada (F 13, n. 28/25).


Angelo Morelli De Rossi, Diomede Morossi, Prospetto nord del preventorio "Venezia Giulia" a Sappada, progetto del 1960. Archivio del Comune di Sappada.

Il 15 novembre 1949 a Sappada, in una costruzione preesistente, fu inaugurato il secondo preventorio antitubercolare, di 60 posti letto. Fu intitolato alla “Dalmazia” ed era per i maschietti delle scuole materne ed elementari ammalati o a rischio di malattie polmonari. L’accesso ai preventori avveniva su domanda dei genitori, secondo un regolamento, istruendo una pratica all’Ufficio Patronato e Assistenza ministeriale, come scrive «L’Arena di Pola» del 9 novembre 1949.
Aldo Clemente fu il direttore del collegio “Venezia Giulia”, secondo «La Voce di Fiume» e anche per «La Nuova Voce Giuliana», del 2010, ma non si sa se tale istituto sia proprio quello appena sorto di Sappada nel 1945.
Chi fosse interessato a vederli, quasi come in un itinerario del Giorno de Ricordo a Sappada, si dovrà recare alla borgata di Lerpa, verso ovest e il Cadore.  Dopo il distributore di benzina, che sta sulla sinistra, si vedrà a destra la Cappella di Santa Maria Ausiliatrice. Lì si deve salire lungo la strada fino in quota. Tra la spessa vegetazione, si incontra il primo grande edificio a sinistra (il "Venezia Giulia"), mentre il secondo (il "Dalmazia") è raggiungibile da una seconda stradina sempre a sinistra, dato che sta ancora più in alto, in località "Oberlerpa".
Sappada, borgata Lerpa, la Cappella di Santa Maria Ausiliatrice

La Cappella di Santa Maria Ausiliatrice è stata così dedicata nel 1954. Come scrive Carlo Malaguti’s Lasars, a pag. 26 del suo “Griesse vam Plodn / Saluti da Sappada”, fu costruita nel 1815 da Giovanni Battista Solero, in ringraziamento al Santo Patrono – perciò intitolata a San Giovanni Battista – per avergli evitato la naia obbligatoria nella disastrosa Campagna di Russia di Napoleone Bonaparte. A metà del Novecento mutò l’intitolazione, come detto.

Grazie ad una serie di visite al Comune di Sappada e alla disponibilità e collaborazione delle autorità e degli operatori del municipio si è potuto reperire, studiare e fotografare un insieme di documenti originali determinanti per una buona riuscita della ricerca sui preventori sappadini.
Sappada, borgata Lerpa - Tra la folta vegetazione il preventorio più basso, "Venezia Giulia", per i bimbi dell'esodo giuliano dalmata

Criteri per l'ammissione ai Preventori di Sappada
Riprendo da «L’Arena di Pola», del 7 giugno 1960, un articolo con i criteri d’ammissione ai Preventori sappadini.
È documentata l’ampia azione d’assistenza svolta dall’Opera per l’Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati nel settore dei minori. Particolare rilevanza ricoprono i Preventori antitubercolari di Sappada, in provincia di Belluno. In tale località, dal 1950, sono stati restituiti alle famiglie degli esuli giuliano-dalmati, completamente ristabiliti e rinforzati centinaia di bambini dai 4 ai 12 anni.
Negli Istituti sappadini funzionano la scuola elementare parificata e la scuola materna. È appena il caso di precisare che non si tratta di Istituti destinati a bambini ammalati conclamati, bensì esclusivamente a bimbi gracili o con precedenti sanitari. Il più rigoroso controllo viene fatto all’atto delle ammissioni e solo i “clinicamente sani” sono ammessi nei preventori. È necessario che di questa bellissima assistenza possano beneficiare effettivamente i bambini più poveri e i più gracili, per cui si invitano le famiglie a presentare domande di ammissione.
Alcuni posti nei Preventori saranno liberi col prossimo luglio 1960, per cui le domande vanno indirizzate subito all'Opera per l’Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati, Roma - Piazzale di Porta Pia 121, che provvederà a fornire ogni utile notizia alle famiglie interessate. Per Trieste le domande vanno presentate alla Delegazione dell’Opera per l’Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati, Via del Teatro, 2 Trieste.
Sappada, borgata Lerpa - Altra immagine del preventorio "Venezia Giulia", situato più in basso, per i bimbi dell'esodo giuliano dalmata

Alte notizie sui Preventori

Maria Escher, direttrice del Preventorio maschile “Dalmazia”, quello edificato più in alto, il 17 dicembre 1963 scrive al sindaco di Sappada per ricevere il “diritto di maggiorazione” per l’ultimo trimestre in corso riguardo al cosiddetto “caro pane” per i minori ricoverati nella struttura. Il documento dattiloscritto fa parte dell’Archivio del Comune di Sappada (F 13, n. 299).
Nel 1964 a Sappada viene inaugurata la nuova sede del preventorio “Venezia Giulia”, la costruzione situata più in basso, per le femmine, progettata sin dal 1960 dall’ingegnere Angelo Morelli De Rossi e da Diomede Morossi, di Udine.
In quell’occasione il pittore sappadino Pio Solero donò un suo quadro che ritrae il preventorio stesso, inserito nella gradevole valle alpina. Ecco come descrive l’evento il giornale «L’Arena di Pola», del 18 febbraio 1964.
«RIANDANDO col pensiero alle nostre prime visite al grazioso paese montano di Sappada, quando si stava cercando una sistemazione, almeno provvisoria, per il Preventorio Antitubercolare dell'Opera, ci risovvengono gli incontri fatti e le prime affettuose accoglienze avute. Tra coloro che ci sono stati subito vicini, ricordiamo la bella figura, alta e vigorosa del prof. Pio Solero, di cui visitammo lo studio e dove potemmo ammirare le opere inconfondibili, trattate con la spatola, quasi a ricreare l'incisività elegante del paesaggio alpino, lo staglio netto ed ardito delle sue pareti strapiombanti, dei suoi picchi aguzzi o la vita prepotente racchiusa nei meravigliosi fiori delle vallate dalla gamma infinita di colori. Pio Solero è un pittore forte (…)
Della sua generosità e sensibilità abbiamo avuto ulteriore conferma recentemente, in occasione dell'inaugurazione della nuova sede del Preventorio “Venezia Giulia”. Il prof. Solero ha voluto donare un suo quadro all'Istituto, perché si arricchisse così la sua dotazione artistica. È una bella opera con fiori di montagna e non poteva essere fatta scelta migliore, né dono più gradito agli stessi bimbi accolti nel Preventorio: una presenza, dunque, non solo artistica e di alto valore, non solo estetica, ma anche educativa, perché i bimbi hanno bisogno di imparare e porteranno sempre con sé il ricordo delle cose belle e gentili che li hanno circondati nella loro fanciullezza e che hanno aperto i loro animi a nuove commozioni. Ma soprattutto questo dono testimonia la partecipazione cordiale ed affettuosa di un Amico, il cui cuore ha la stessa ampiezza di respiro della conca alpina dove il Siera, le Terze, il Rinaldo, il Peralba, giganti buoni alimentano il sacro Piave ancora rigagnolo perché, appunto, nato appena dal loro grembo».
Sappada, borgata Lerpa - Mappa con i due preventori, disegnati in alto al centro, a sinistra del corso d'acqua

In seguito sul periodico «L’Arena di Pola» si leggono le seguenti notizie in un articolo, del 4 novembre 1970, intitolato così: L’Opera istituti educativi riaperti ai giovani.
«A Sappada, nella splendida cornice delle Dolomiti, il segretario generale [dell’Opera per l’Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati, ossia Aldo Clemente] ha visitato i preventori “Venezia Giulia” e “Dalmazia”, che accolgono 120 tra bambine e bambini gracili, bisognosi di cure climatiche, anche di età prescolare. I bimbi che sono ospitati per periodi variabili, trascorrono serenamente il periodo di soggiorno, alternando alla scuola, a seconda delle stagioni, passeggiate, cure elioterapiche, lezioni di sci e pattinaggio o giochi sulla neve. Nei due istituti, retti secondo le norme della più moderna didattica e pedagogia, i bimbi godono di un trattamento affettuosamente familiare».
Lettera originale autografa con cui Aldo Clemente, segretario generale dell'Opera per l'Assistenza ai profughi giuliani e dalmati, chiede al Comune di Sappada di costruire il preventorio "Dalmazia", 1953. Archivio del Comune di Sappada.


La Prima comunione dei bimbi esuli, 1969
Ancora da «L’Arena di Pola» del 1969 si leggono i nomi dei bimbi esuli giuliano-dalmati che si accostano alla prima comunione.
Ecco le parole del giornalista de «L’Arena di Pola». Giornata di commozione e di festa per i 120 bambini e bambine ospitati nei preventori “Dalmazia” e “Venezia Giulia” di Sappada. Domenica 8 giugno 1969 a Sappada, circondata dalle montagne tutte bianche di neve e luccicanti al sole, 19 bambini dei due preventori, emozionati da sembrare quasi intimiditi, si sono accostati a Gesù per la prima volta, ricevendo dalle mani del loro parroco la sacra e bianca particola della comunione.

Usciti dalla chiesa i piccoli sono stati ospiti nella canonica per una merenda gentilmente offerta dal parroco, don Tarcisio Lucis (che nel 2016 ha celebrato il 65° di sacerdozio!), e poi finalmente tutti per i loro cari, fino all’ora della partenza del pullman. Il distacco per una volta è stato più facile, perché tutti, grandi e piccini, si sentivano contenti per il grande momento vissuto e per la festosa giornata trascorsa. Ecco i nomi delle bambine e bambini che hanno ricevuto la prima comunione: Anna Rosa Copina, Gianna Coslovich, Marina Mauri, Renata Tonin, Irene Zadnich,Domenica Zerbin, Edi Altin, Marino Becher, Maurizio Belleno, Livio Bencich, Antonio Catino, Alain Caverne, Gianfranco Coretti, Roberto Coslovich, Maurizio Ferletta, Italo Ferrara, Lorenzo Giugovaz, Marino Gombac, Claudio Mondo. Al parroco, alle suore che hanno preparato i bambini e al personale tutto degli Istituti, vanno i più sentiti ringraziamenti dell'Opera e delle famiglie.
Sappada - La Prima comunione dei bimbi esuli, 1969. Fotografia da «L’Arena di Pola».

Da un articolo su «L’Arena di Pola», del 10 gennaio 1978, infine, si sa che «un riconoscimento è stato offerto in particolare alla sig.na Anna Maria Artico, valida dirigente dei Preventori di Sappada prima e delle Case del Fanciullo di Trieste poi». Ecco, infine, il nome della dirigente dei preventori sappadini negli anni ’70: Anna Maria Artico. Costei, nel 2010, risulta tra gli insegnanti dell’Università della Terza Età di Livorno.
Sappada, borgata Lerpa - Preventorio "Dalmazia", più in alto, per i bimbi dell'esodo giuliano dalmata

Dal 1979 ad oggi
Dal 1979 circa gli edifici che accoglievano i bimbi dell’esodo giuliano dalmata sono passati in gestione dapprima dall’Opera Diocesana di Assistenza (ODA) di Trieste, presieduta da don Pasquale Crivici. In base ai documenti dell’Archivio del Comune di Sappada (F 13, n. 299) in particolare il 23 settembre 1985 don Crivici con una lettera manoscritta chiede al Comune di Sappada di “ristrutturare il tetto della Casa Trieste, la cui lamiera è stata divelta il 7 agosto 1985 da un improvviso colpo di vento”. È richiesta anche la dichiarazione per la riduzione dell’IVA al 2% riguardo a tali lavori “urgenti e straordinari”.

Poi passarono all’attività dell’Ente Cattedrale di San Giusto, alla fine degli anni ‘80. In seguito e fino ad oggi fanno parte delle attività dell’Opera Figli del Popolo di don Edoardo Marzari, di Trieste.
È stata chiamata “Casa San Giusto” la struttura superiore, dopo il 1994. “Casa Trieste” è il nome della struttura più in basso, secondo le informazioni di Marino Vlacci, dell’Opera Figli del Popolo di don Edoardo Marzari, di Trieste, confermate dai documenti dell’Archivio del Comune di Sappada (F 13, n. 28/25 e n. 299).
Sappada, borgata Lerpa - Immerso in un ambiente bucolico, il preventorio "Dalmazia", situato più in alto, per i bimbi dell'esodo giuliano dalmata

Note dal web
Il signor C.F., nato nel 1960, ci ha scritto da Clermont Ferrand (Francia), il 24 luglio 2018, per posta elettronica, dopo aver letto l’articolo soprastante. Ha voluto inviarci le seguenti dolenti note riguardo all’essere bambini presso i Preventori antitubercolari di Sappada. È un crudo commento il suo, con forti accenti di esagerazione, che non abbiamo voluto tagliare. Ci dice che la sua impressione negativa può essere confermata dal fratello A.F., di Parigi e dalla sorella che hanno avuto la stessa esperienza di ospitalità con duro trattamento. Ecco il commento di C.F. riferito alla fine degli anni ’60. Peccato che non ci abbia scritto per esteso il proprio nome e cognome. Le opinioni anonime hanno meno valore.
“Lei ha fatto un articolo, nel 2016, sui collegi di Sappada sezione maschile e sezione femminile,  ero lì io, con mio fratello e mia sorella, siamo stati un anno, io avevo forse 8 anni, mia sorella gemella e mio fratello 10. Io sono del 1960. I miei non avevano le possibilità per mantenerci e, da Roma, ci hanno mandato a Sappada. Le posso dire che di pedagogico non vi era nulla. Un bicchiere d’acqua al giorno, ci facevano mangiare il vomito, e la sera in fila ci facevano togliere le mutande e con le mani le dovevamo allargare, in fila dovevano essere visionate dalle sorveglianti e se c’era una macchiolina ce le mettevano in testa e dovevamo rimanere in piedi, senza andare a dormire per due ore. Invito tutti i bambini, ormai adulti, a dire cosa succedeva in questi due casermoni a Sappada, che si sappia la verità e non aggiungo altro, una vergogna”.

Fonti archivistiche
Sono riconoscente per la cortesia e la disponibilità dimostrate a Manuel Piller Hoffer, sindaco di Sappada, nonché al geometra Giampaolo Piller, dell’Ufficio tecnico dello stesso Comune. Egli mi ha aiutato nella consultazione delle cartelle dell’Archivio del Comune di Sappada, F 13, n. 28/25 e F 13, n. 299 sui preventori “Dalmazia” del 1953-1954 e “Venezia Giulia” del 1960-1964 voluti da Aldo Clemente, segretario Generale dell’Opera per l’Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati di Roma.

Bibliografia ragionata
Sui Preventori di Sappada, si vedano questi articoli:
- Gare sciatorie al Preventorio di Sappada, «L’Arena di Pola», n. 652, 16 marzo 1949, pagina 4.
- Un nuovo preventorio a Sappada, «L’Arena di Pola», n. 684, 9 novembre 1949, p. 3.
- Criteri per l'ammissione ai Preventori di Sappada, «L’Arena di Pola», n. 1227, 7 giugno 1960, p. 4.
- Un quadro di Pio Solero al preventorio di Sappada, «L’Arena di Pola», n. 1411, 18 febbraio 1964, pag. 2.
- Sappada, Prima comunione nei preventori, «L’Arena di Pola», n. 1675, 23 giugno 1969, p. 376.
- L’Opera istituti educativi riaperti ai giovani, «L’Arena di Pola», n. 1712, 4 novembre 1970, p. 272.
- «L’Arena di Pola», n. 2016, 10 gennaio 1978, pag. 1.
- Luciano De Majo, Gran festa degli studenti per il Risorgimento, «Il Tirreno», edizione di Livorno, cronaca, 7 maggio 2010.
- I 90 anni di Aldo Clemente, «La Nuova Voce Giuliana», X, n. 229, 16 novembre 2010, pag. 6.
- I 90 anni di Aldo Clemente, «La Voce di Fiume», XXXXIV, n. 12, 31 dicembre 2010, pag. 13.

Riguardo all’Opera per l'assistenza ai profughi giuliani e dalmati, vedi: Ente nazionale per lavoratori rimpatriati e profughi; I.R.C.I.; Opera per l'assistenza ai profughi giuliani e dalmati, Riepilogo dell'attività assistenziale degli enti : 1947-1978 : ristampa elaborata degli opuscoli 1958-1964-1977 in occasione del 50° dell'esodo e della nascita dell'Opera per l'assistenza ai profughi giuliani e dalmati ed ai rimpatriati / a cura dell'Istituto regionale per la cultura istriana, Trieste, 1997.

Sulla biografia di Aldo Clemente ci sono molte fonti adeguate; vedi, ad esempio tra le opere più recenti: «Neresine», Foglio quadrimestrale della Comunità degli Esuli Neresinotti, IX, n. 24, febbraio 2015, pag. 45.

Per quanto concerne la Cappella di Santa Mari Ausiliatrice, ex Cappella di San Giovanni Battista, si veda l’ottimo volume di cartoline illustrate: Carlo Malaguti’s Lasars, Griesse vam Plodn / Saluti da Sappada, Sappada (provincia di Belluno), Associazione Plodar, 2015. 

Per i riferimenti biografici all’ingegnere Angelo Morelli De Rossi, direttore dell’ufficio interregionale dell’UNRRA Casas (Veneto - Friuli Venezia Giulia), vedi: Mario Blasoni, “Protagonista della ripresa postbellica”, in M. Blasoni, Cento udinesi raccontano, Udine, La Nuova Base, volume III, 2007, pagg. 182-184.
Da "L'Arena di Pola" del 12/06/1957. Si sono comunicati per la prima volta: Rosaria Achille, Nadia Bertoch, Graziella Loredan, Giuliana Moro, Livia Punis, Nadia Struia, Franca Vidali; Boris Babich, Bruno Bullo, Silvio Chermaz, Fulvio Ellero, Sergio Loganes, Nadio Milos, Gianfranco Minca, Mario Pulcich, Olivio San, Ferruccio Specchi. 
Sono riconoscente per questa segnalazione al Gruppo di Facebook "Preventorio Femminile “Venezia Giulia" e  Preventorio Maschile “Dalmazia"

Informatori


- Il signor C.F., nato nel 1960, che vive a Clermont Ferrand (Francia), messaggio di posta elettronica in un social network del 24 e 26 luglio 2018.

- Marino Vlacci, dell’Opera Figli del Popolo di don Edoardo Marzari, di Trieste, e-mail all’autore del 23 luglio 2016.

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Servizio giornalistico e fotografico di Elio Varutti

Sappada, borgata Lerpa - Preventorio più in basso "Venezia Giulia", per i bimbi dell'esodo giuliano dalmata, visto dalla strada statale per il Cadore




Sappada, borgata Lerpa - Colonna del cancello del preventorio più alto, il "Dalmazia" per i bimbi dell'esodo giuliano dalmata

Sappada, borgata Lerpa - Parte retrostante del preventorio più in alto, il "Dalmazia", per i bimbi dell'esodo giuliano dalmata

Sappada, borgata Lerpa - Piano Regolatore Generale, aggiornato al 30.11.2009. Gli edifici dei due preventori sono situati nelle aree in colore viola in alto al centro: "Aree per attrezzature turistico ricettive (Case per ferie, colonie...)"

Sappada, maggio 1975. Prima comunione insieme a Anna Maria Zanella. Altri riconosciuti nella fotografia: Rita Campisi, Bianca Campisi, Rosanna F., Pier Paolo Zanella, Cangiano, Davide Taste, Carmen, Antonio F…..
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A questo punto propongo un video di Gimmj Crosara, del 2012,‎ intitolato “Preventorio Femminile Venezia Giulia e Preventorio Maschile Dalmazia”, assieme a  Milva Freddie Mimì, dell’omonimo Gruppo di Facebook.

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Molto interessante è il video dell'Istituto Luce, intitolato:“A Sappada con i piccoli profughi giuliani” del 23 aprile 1952, edito dalla Settimana Incom. Mi è stato cortesemente segnalato dall'amministratore del gruppo di Facebook ESODO ISTRIANO PER NON DIMENTICARE; ecco il LINK


https://www.youtube.com/watch?v=JecJIkUxe58

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Questo articolo rientra nelle attività del Centro di ricerca, documentazione e produzione culturale sull’esodo giuliano dalmata, del 2016, per raccogliere, testi, documenti, interviste e fotografie di quei particolari momenti storici. 
Il Centro di ricerca è sorto all’interno del Laboratorio di storia dell’Istituto Stringher di Udine, di cui è referente il professor Giancarlo Martina.  
È parte del progetto, sostenuto dalla Fondazione Crup, “Storie di donne del ‘900”, che  ha ottenuto, tra gli altri, il patrocinio di: Provincia di UdineComune di UdineClub UNESCO di UdineSocietà Filologica FriulanaANEDANVGD di Udine.

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