mercoledì 25 novembre 2015

Osti bresciani a Udine nell’Ottocento

Ci sono dei legami tra Brescia e Udine nelle imprese del settore enogastronomico. Nel 1866 Udine con gran parte del Friuli passa dall’Austria sotto il Regno d’Italia. Gorizia resta asburgica fino al 1918.
Nel 1874 l’oste Delfino Achille Anderloni si trasferisce a Udine da Rezzato, in provincia di Brescia. Nato a Cajonvico nel 1842, morì a Udine nel 1912. Era detto il nipote di Boccalin, in quanto nipote di Angelo Anderloni (1763-1836) di Cajonvico, oste pure lui e soprannominato appunto “Boccalin”, visto il mestiere che faceva.

Mediante gli studi di Giovanni Battista Della Porta sulle Antiche case di Udine, è possibile tracciare la mappa di espansione delle osterie di tale straordinaria famiglia di origine bresciana. Nel 1876 Delfino, “il nipote di Boccalin” gestisce l’osteria “Al Vecchio Magazzino”, sita nell’odierna Via Rialto, all’angolo con Via delle Erbe, dove oggi funziona un avviato bar caffetteria. Agli inizi del ‘900 trasferisce l’attività commerciale, cui collabora pure la sorella Orsola, nata a Cajonvico il 2 gennaio 1853, in Via Aquileia (l’osteria, dove oggi c’è “Al Collio”, da poco restaurata) e in Viale Palmanova 62-64 (il magazzino) in un vasto appezzamento agricolo chiamato Fossalon. Nel 1928 in Via Rialto 5 un altro Achille Anderloni gestisce guarda caso un’osteria.
Udine, agli inizi del ‘900, conta 43 mila abitanti. Gli osti costituiscono il ramo commerciale più affollato, essendo 123. C’era un oste ogni 350 udinesi, poppanti inclusi!
Nel 1876 nel suburbio di Aquileia, dove oggi c’è l’osteria “Ai Vecchi Parrocchiani”, funziona “Al Magazzino Bresciano”, per la gestione di Domenico Anderloni, fratello del nostro Delfino Achille. Nel 1929 cambia nome e gestione, divenendo “Al Nuovo Magazzino”. In borgo Poscolle, dove oggi c’è “Al Lepre” nel Novecento Lucia Anderloni gestisce “Al Magazzino”, che nel 1883 era proprietà di Francesco Anderloni, figlio di Boccalin e zio di Delfino Achille.
Con tutti questi “Magazzini” c’è da restare storditi. A circondare la città di Udine con altre osterie della catena commerciale familiare degli osti bresciani in borgo Pracchiuso c’è Giovanni Anderloni, un altro fratello di Delfino. Dal 1883 e fin dopo il 1910 egli gestisce l’osteria “Al Trombone”, ancor oggi attiva, pur se riorganizzata in pizzeria. Secondo voi chi può gestire, nel 1876, in borgo Gemona, un “Magazzino di vini all’ingrosso” e dal 1873 l’osteria “Ai Due Lombardi”? Naturalmente un altro degli Anderloni; precisamente si tratta di Napoleone Anderloni, cugino dei fratelli menzionati, attivo fino al 1928.
Dall’Annuario friulano, pubblicato nel 1895 si sa che un altro cugino, Giovanni Anderloni, fu Vincenzo, è oste sia a Palmanova, sia a Udine, in borgo Grazzano, dove gestisce l’osteria “Al Portone”, funzionante ancor oggi con altra denominazione in Via Cesare Battisti, presso Piazza XX Settembre 1866, dedicata all’entrata delle truppe italiane in città. Nel 1929 l’osteria “Al Portone” è gestita da Vincenzo Anderloni. Da ultimo si sa che un’altra ostessa, tale Flaminia Anderloni, gestisce nel 1910 un esercizio a Palmanova.

Udine nel 1860

Bibliografia
- L. Burello, Osterie dentro le mura in Udine tra il Quattrocento e i nostri giorni, Monfalcone (GO), Edizioni della Laguna, 1998.
- E. Varutti, Anelli-Monti e Anderloni, Udine, Ribis, 1994.


martedì 24 novembre 2015

Gemma Valente, una donna di Resia

Aveva un patronimico affascinante Bastajànawa, Gemma Valente vedova Barbarino. Ovvero era discendente di una ava, che di nome faceva: Bastiana. Nacque a San Giorgio di Resia / Bila il giorno 1° settembre 1915. Morì a Udine il 31 ottobre  2008. 
Era conosciuta in tutto il paese e pure nella valle, come la madre di quattro bambini rimasti orfani, durante la Seconda guerra mondiale. Gemma restò vedova di un partigiano deportato nel 1945 dai nazisti in campo di concentramento a Flossembürg, in Germania,  dopo essere stato fatto prigioniero nel 1944 in paese. Il partigiano, marito di Gemma, era Luigi Barbarino, Matiònow (Resia 1914 – Flossembürg 1945), arruolato nelRozajanski bataljon”, collegato al IX Corpus di Tito.
Si ricorndano i nomi di alcuni comandanti di tale reparto di partigiani, come Arturo Siega, di Oseacco, frazione di Resia; un altro comandante del “Rozajanski bataljon era Riccardo Clemente, detto "Jaja" di Gniva, frazione di Resia. Sul finire della lotta partigiana il “Rozajanski bataljon” passò sotto il comando del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) di Udine.

Gemma Valente a 19 anni

Gemma diede al marito Luigi Barbarino cinque figli: Antonio (1936), Irma (1939) la quale morì bambina, Lucillo (1941) Felice (1943) e Livio (1945). Antonio Barbarino e i suoi fratelli, erano detti in paese, con un affascinante appellativo pieno di storia: “To jè sin Chemin”. In idioma resiano, riconosciuto come lingua delle minoranze dalla legge statale n. 482 del 1999, il fraseggio significa: “È il figlio di Gemma”.
Nei primi anni del dopo guerra (1947-1950) Gemma Valente con un’altra signora di origine resiana, tale Felicita Foladore, scappata dall'Istria dove stava con la famiglia, organizzarono una scuola spontanea estiva. L’esperienza si tenne nell’edificio che fu della Guardia di Finanza. Negli anni trenta la stessa struttura era una scuola elementare, poi uno stallo per animali da tiro e pure un circolo ENAL, con annessa osteria. Questo primo Centro estivo per oltre 25 bambini, dove Gemma si occupava della cucina, operava con i finanziamenti del Comune, che riceveva gli aiuti dagli Americani.
«Mi ricordo – ha detto Lucillo Barbarino – che andavo con mia madre Gemma da San Giorgio a Prato col carretto, per andare a prendere i sacchi di cibo (pasta, riso ed altro) che arrivavano con la corriera a gasogeno, erano gli aiuti degli Americani per l’asilo».
---

Fotografie e informazioni di Lucillo Barbarino, Udine - del 23 ottobre 2015 - intervista a cura di E. Varutti.
Luigi e Gemma Barbarino con i figli Antonio, Lucillo (in braccio) e Irma nel 1942 a Resia

---
Gruppo di studio su “Storie di donne nel ‘900”, classe 5^ D  Dolciaria: allievi Veronica Clemente e Elisa Furlan;  classe 4 ^ H  Enogastronomia: allievi Morris Di Lenardo e Ludovica Pin; classe 4^B Sala e vendita: allieve Erika Vogrig e Blerentina Gashi. Coordinamento a cura dei professori Francesco Di Lorenzo (Italiano e Storia), Elio Varutti (Diritto e Tecniche Amministrative della Struttura Ricettiva); referente del progetto: prof. Giancarlo Martina (Italiano e Storia); anno scolastico 2015-2016. Dirigente scolastico:  Anna Maria Zilli. Istituto “B. Stringher”, Udine. Progetto “Storie di donne nel ‘900”, sostenuto dalla Fondazione CRUP.

Luigi Barbarino in divisa da soldato italiano, verso il 1934-1935, a Udine in Giardin Grande, chiamato poi Piazza I Maggio.

Gemma Valente, nonna di vari nipotini negli anni 1990-2000

Per altre storie su Resia, vedi in questo blog :  Tonj, il primo sarto di Resia, in provincia di Udine.

Per chi volesse leggere un articolo sulla storia della villeggiatura a Resia dai primi del '900, clicchi sulle seguenti parole:   La villeggiatura a Resia tra le due guerre mondiali

Cimeli militari della Seconda guerra mondiale e della guerra fredda. Elmetto italiano 1939-1945. Tascapane militare, periodo successivo al 1945, guerra fredda. Borraccia USA 1939-1954, forse appartenuta a un bacolo nero. “I bacoli neri, jera poliziotti vestidi de scuro, solo col manganel”. Fonte orale: signora Luciana Luciani, nata a Pola nel 1936, intervista di E. Varutti del 15 dicembre 2014, Udine. Si trattava di personale di polizia reclutato su scala locale (Trieste, Pola e l’Istria), oltre che nei paesi e colonie del Regno Unito, alle dipendenze degli alleati angloamericani, attivi a Pola, 1945-1947, e nel Territorio Libero di Trieste, 1945-1954. Gavetta di un alpino di Codroipo 1939-1945, con coperchio antecedente. È il contenitore in alluminio più grande. Gavetta del fante italiano G.G. di Percoto, 1939-1945. Il fante, con una punta metallica ha inciso il suo itinerario di guerra: “Perocotto, Udine, Ivrea, Bari, Durazzo, Scutari, Podgoriza, Nichsic, Slavnich, Lubiana, Carlovach, Finito”. Collezione privata Udine. Bustina partigiana di un appartenente al IX Corpus di Tito dell’Osvobodilna Fronta - Fronte di Liberazione della Jugoslavia, ucciso in un Campo di concentramento nazista. Nome del partigiano: Luigi Barbarino Mationawa, Resia 14.08.1914 – Flossenbürg, Kersbruch  11.03.1945. Collezione Gemma Valente, Bastajànawa, vedova Barbarino, Resia (Resia 1915-Udine 2008). Gruppo di studio sull’Ultimo Risorgimento, classe 4 ^ C Enogastronomia, anno scolastico 2014-2015. Coordinamento a cura dei professori Maria Carraria (Italiano e Storia), Elio Varutti (Diritto e Tecniche Amministrative della Struttura Ricettiva). Dirigente scolastico: Anna Maria Zilli. Istituto “B. Stringher”, Viale Monsignore Giuseppe Nogara, 33100 Udine, Italia.


Iscrizione nell'albo d'onore degli ex internati del partigiano Luigi Barbarino a cura dell'Associazione Nazionale Ex Internati. Collezione Lucillo Barbarino, Udine


Croce al Merito di Guerra per il partigiano Luigi Barbarino a cura dell'Esercito Italiano. Collezione Lucillo Barbarino, Udine

Onorificenza del distintivo d'onore per gli orfani di guerra del 26 febbraio 1959. Collezione Lucillo Barbarino, Udine

Silvio Cattalini, da Zara, biografia



Nato il 2 giugno 1927 a Zara, quando apparteneva al Regno d’Italia, Silvio Cattalini è figlio di Antonio e di Gisella Vucusa. Conobbe in età giovanile Ottavio Missoni, stilista del “Made in Italy”. Cattalini (italianizzato sotto il fascismo, nel 1933, da: Cattalinich) è un cognome che si nota in occasioni forti della storia zaratina, come accadde per un famoso successo sportivo, un primato ancor oggi, con la presenza di ben tre fratelli Cattalini (uno dei quali era il padre di Silvio) sull’imbarcazione “otto con” che vinse alle Olimpiadi di Parigi nel 1924 la medaglia di bronzo nel canottaggio. I tre fratelli Cattalinich vincitori erano Simeone, Francesco e Antonio, per la Società Diadora di Zara. Diadora è uno dei nomi di Zara, usato all’epoca dell’Antica Roma.

 
  Silvio Cattalini
Silvio Cattalini frequentò le scuole a Zara, come il liceo “Nicolò Tommaseo” e, ancor ragazzo, dovette assistere al primo bombardamento angloamericano sulla città dalmata il 2 novembre 1943. “Quel primo bombardamento notturno alle 8 di sera – ha detto Silvio Cattalini – ha provocato 163 morti e 260 feriti, oltre a decine di case distrutte o danneggiate; molte persone stavano riparate in un rifugio para schegge vicino a casa mia… che impressione, la mattina dopo ho visto intere famiglie morte bruciate”.
Nel secondo bombardamento perse la zia Caterina Cattalini. In quell’occasione fu colpito il vaporetto, causando 30 vittime. “Iera domenica el vaporetto se scostava dal molo de Barcagno e la riva mia zia de corsa per ciaparlo all’ultimo momento – ha raccontato Silvio Cattalini – così se tornà indietro per caricar zia Caterina, poco dopo i riva i aerei e i lo colpise, afondaldolo. Dopo son andà col barcaiolo e il prete a cercar la zia morta, tuti i compaesani i se dava da far, così la gavemo trovada in mezzo a un mucio de cefali luccicanti morti coi scoppi delle bombe”.
Da Zara bombardata ci furono i primi sfollati verso Lussino, Pola, Trieste, il Friuli o le Marche. Il cantiere di Antonio Cattalini fu occupato dai tedeschi, che costrinsero il titolare e le maestranze a lavorare per il loro naviglio. Con il 10° bombardamento angloamericano la città di Zara fu praticamente rasa al suolo; figurarsi cosa iera dopo il 54° e ultimo scarico di bombe. Alcuni sfollati si erano ridotti a vivere nel cimitero. Era il 1944 e i tedeschi vietarono l’ingresso alla città. Così anche i Cattalini si rifugiarono a Lussino.

1. L’esodo a Milano
Finita la guerra, dopo del 25 aprile 1945, Silvio Cattalini, come accadde ad altri giovani italiani dell’Istria e della Dalmazia, fu arruolato “di forza” a Lussino e portato a Pola, nella Marina Jugoslava. “Iera solo el bereto con la scritta Rat Mornarica (“Marina da Guerra”, copiando dal tedesco “Kriegsmarine”) – ha detto Cattalini – la divisa e i stivai iera quela dei tedeschi, il cinturon gaveva il teschio con la scritta “Got mit Uns” (Dio è con noi) tuti i ne rideva”. Poi a Pola giunsero le truppe neozelandesi, allora molti ragazzi “ciapadi per forza in quela divisa” ne approfittarono per darsela a gambe, col lasciapassare del Comitato di Liberazione Italiano e dei Neozelandesi. Silvio Cattalini saltò su di un camion di patate diretto a Trieste. Iniziò così il suo esodo, mentre il padre Antonio, classe 1895, veniva arrestato e imprigionato dai titini per tre lunghi anni di lavori forzati “per collaborazionismo coi tedeschi – spiega Cattalini – ma i tedeschi se non se lavorava per lori i te copava subito, tocava armarghe le navi”. Antonio Cattalini fu in cella a Lepoglava, vecchio carcere asburgico, col cardinale Alojzije Viktor Stepinac.
Silvio Cattalini in esilio studiò alla facoltà di Ingegneria al Politecnico di Milano, dove si laureò. Dal 1950 al 1963 lavorò alle Acciaierie Falck di Milano. Poi per due anni fu a Udine alla Safau, dove conobbe l’ingegnere Luigi Danieli. Per un decina di anni fu impegnato con la Deriver di Torre Annunziata, provincia di Napoli. Dopo il terremoto del 1976 Cattalini operò in Friuli, per venti anni, in qualità di libero professionista, fino alla pensione.
Silvio Cattalini si sposa con Amalia Stradella Cirello nel 1952, che gli da tre figli: Fulvio Cattalini (1958), ingegnere, professore di matematica all’Istituto per geometri “J. Kennedy” di Pordenone, Sandra Cattalini (1964), radiologa all’Ospedale di Udine e Daniela Cattalini (1968), archivista all’Università di Udine.
Un cugino di Silvio Cattalini è impegnato nell’associazionismo degli adriatici in Friuli Venezia Giulia verso il 1970. Si tratta di Antonio Cattalini, nato a Zara e presidente del Comitato Provinciale di Gorizia dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), come ricorda «L’Arena di Pola» del 17 marzo 1970. Antonio Cattalini (1925-1975), laureato in giurisprudenza, collaborò con la redazione di Gorizia de «Il Piccolo», oltre che con «L’Arena di Pola» e con uno studio di avvocati.
Silvio Cattalini

2. L’impegno nell’associazionismo giuliano dalmata a Udine
Anche Silvio Cattalini decide di impegnarsi e nel 1972 viene eletto nel direttivo del Comitato Provinciale di Udine dell’ANVGD. Assieme al segretario Bruno Benedetti cerca di risollevare la sorte di quell’organismo di esuli, dato che non era riuscito a superare la crisi dei soci più giovani degli anni Sessanta e con una situazione interna “da qualche tempo rimasta senza guida”, come scrisse Mario Blasoni sul «Messaggero Veneto» del 7 febbraio 2005. I soci dell’ANVGD di Udine nel 1973 erano solo 63, mente nel 1974 passarono a 408. Oltre ad organizzare diversi eventi culturali, di commemorazione religioso-patriottica e di svago (feste di Carnevale per i bimbi, gare gastronomiche e lotterie) per i soci, l’ANVGD di Udine, sotto la guida di Silvio Cattalini, nel 1975 iniziò a proporre il dialogo con gli italiani delle terre abbandonate, con i “rimasti”. Furono così organizzate delle gite in Istria, annessa da Tito alla Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia nel 1945. Per molti esuli fu la prima volta dopo la fuga dall’Istria e dalla Dalmazia. Nel 1982, quando i soci erano 430, la tradizionale gita dell’ANVGD di Udine giunse a Zara e Sebenico, passando per Fiume. Dal 1991 la Jugoslavia si dissolse, generando con violente guerre una serie di repubbliche balcaniche. Nonostante tali tensioni politico militari, nel 1994 l’ANVGD di Udine organizzò una gita a Capodistria, Parenzo e Rovigno.
Tra le più vistose attività organizzate dall’ANVGD di Udine, guidato da Silvio Cattalini, ci fu nel 1996 una serie di “crociere della pace”. La prima di tali navigazioni, svolta dal 5 all’8 aprile tra le isole dalmate, Zara, Spalato e Ragusa fu definita da Mario Blasoni sul «Messaggero Veneto» del 7 febbraio 2005 come il “capolavoro di Cattalini”. L’arrivo della motonave italiana Iris, con 270 partecipanti, tra i quali molti esuli e simpatizzanti, fu accolto da incredibili feste degli autoctoni: autorità pubbliche in prima fila, ragazze in costume tradizionale con mazzi di garofani, musica e canti croati. Ragusa apparve spettrale, pur nella sua grandiosità, per i segni delle granate serbe sui tetti e sulle facciate delle case. La città era presidiata dalle truppe ONU francesi e spagnole, per prevenire bombardamenti delle milizie serbe. 
L’approdo di quella comitiva di turisti fu interpretato, con larga eco sulla stampa croata locale, come primo segnale di ripresa economica per la storica città marinara. Dal 25 al 28 aprile la crociera fu replicata per altri 250 partecipanti. La terza incredibile crociera in Dalmazia si svolse dal 18 al 22 settembre per oltre 300 partecipanti. Tali esperienze furono riproposte negli anni successivi. Nel 1997 vi furono quattro crociere, con centinaia di partecipanti.

3. Fautore della politica del disgelo in Dalmazia
Nonostante la guerra del Kossovo del 1999, Cattalini dal 2000 propose la “politica del disgelo” tra le opposte rive dell’Adriatico; per questo motivo viene ricordato in letteratura. Si veda ad esempio: Luciano Monzoli, Gli italiani di Dalmazia e le relazioni italo-jugoslave nel Novecento, Venezia-Mestre, Marsilio, 2015.
Sotto la spinta ideale di Cattalini il 10 febbraio 1990 viene inaugurato il Monumento “Ai Giuliani e Dalmati caduti nel nome dell’Italia”, col sindaco Piergiorgio Bressani. Si trova a sinistra dell’ingresso principale del Cimitero monumentale di Udine, in Viale Firenze. Sotto la scultura dell’artista Nino Gortan, originario di Pinguente d’Istria, durante le ricorrenze degli esuli, viene deposta una corona d’alloro. Su una lapide in pietra di Aurisina, l’altorilievo in bronzo di Gortan rappresenta due uomini agganciati per un braccio che cadono nel vuoto di una foiba. Nino Gortan (1931-2001), artista esule dall’Istria, aveva radici carniche ottocentesche a Luincis di Ovaro, provincia di Udine. Dopo l’esodo l’artista visse e lasciò varie opere a San Daniele del Friuli, in provincia di Udine.
Dopo l’istituzione del Giorno del Ricordo, nel 2004, l’attività dell’ANVGD di Udine si orientò sulle iniziative culturali e religioso-patriottiche, in ricordo delle vittime nelle foibe. Il 26 giugno 2010 ci fu l’inaugurazione a Udine, col sindaco Furio Honsell, del Parco Vittime delle Foibe, in Via Bertaldia, angolo Via V. Manzini. Molte attività sulla tematica dell’esodo giuliano dalmata vengono intraprese nelle scuole nel periodo 2005-2015.
26 giugno 2010 - Silvio Cattalini all'inaugurazione a Udine, col sindaco Furio Honsell, del Parco Vittime delle Foibe, in Via Bertaldia, angolo Via Manzini.

4. Cariche istituzionali   
Cattalini verso gli anni ‘70 fu segretario dell’Unione Cattolica Industriali e Dirigenti (UCID) di Udine e vice presidente dell’Associazione Dirigenti Industriali, nel periodo 1980-1985. Dal 1972 è presidente del Comitato Provinciale di Udine, dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD). È stato vice presidente nazionale dell’ANVGD nel periodo 1985-2005. 
Il 5 giugno 2000 è stato nominato commendatore dal Presidente della Repubblica Ciampi. Nel 2014 Silvio Cattalini è nel Consiglio Direttivo dell’associazione “Giuliani nel Mondo” e visita parte dei 60 sodalizi in Argentina, Australia, Brasile, Canada e USA

5. La fine a Udine
Silvio Cattalini è deceduto a Udine, dopo grave malattia, il 28 febbraio 2017. 
Questo è il testo del necrologio pubblicato dalla famiglia Cattalini sul “Messaggero Veneto” di Udine del 2 marzo 2017.
«È volato sopra la sua Zara
Comm. Dott. Ing. SILVIO CATTALINI
esule da Zara
Ne danno il doloroso annuncio la famiglia Cattalini e parenti tutti.
I funerali avranno luogo venerdì 3 marzo, alle ore 10.30, nella Chiesa della B.V. del Carmine di via Aquileia, partendo dall'Ospedale Civile di Udine.
Seguirà tumulazione presso il cimitero di Marsure di Aviano (PN).
Un particolare ringraziamento al dott. Roberto Petri, dott. Alessandro Rosignoli, a tutto il personale medico e paramedico del reparto di chirurgia dell'Ospedale Civile di Udine, del RSA della Quiete, dell'Hospice del Gervasutta per l'alta professionalità e sensibilità.

Un grazie di cuore al Sindaco prof. Furio Honsell e a tutti gli amici che fino all'ultimo gli hanno saputo regalare un sorriso.


Il Messaggero Veneto - ADESIONE
Titita Pittana Chiara Dorini e Fulvio Pregnolato Marina Romano

Il Messaggero Veneto - PARTECIPAZIONE
L'Associazione Giuliani nel Mondo di Trieste ricorda con affetto e gratitudine l'amico SILVIO CATTALINI Componente del Consiglio Direttivo e per molti anni Vice Presidente del Sodalizio.

Il Messaggero Veneto - PARTECIPAZIONE
La Storia perde un Grande Uomo, l'ANVGD il suo Presidente Ing. SILVIO CATTALINI esule da Zara La Vicepresidente, il Consiglio Direttivo e gli Associati dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Udine piangono la scomparsa del loro Presidente, uomo straordinario e instancabile, che ha insegnato tanto a tutti noi, e si uniscono al dolore della Famiglia.

Il Messaggero Veneto - ADESIONE
- Giorgio e Graziella Gorlato»».

Savina Fabiani, segretaria ANVGD di Udine e Silvio Cattalini, presidente ANVGD di Udine alla messa del Natale dell'esule 2016. Fotografia di Elio Varutti.

6. Bibliografia personale
-          Silvio Cattalini (a cura di), «Il Campanile», periodico del Comitato Provinciale di Udine, Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), anni ‘70 e ‘80.
-           Silvio Cattalini (a cura di), «Notiziario», periodico del Comitato Provinciale di Udine, Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), anni ’90-2006.
-          Silvio Cattalini, Intervento, in AA. VV, Nel trentennale dell’insediamento della comunità istriano-veneta alle Villotte di San Quirino (PN) 1960-1990, Udine, Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, 1991, pp. 39-41.
-          Antonio Cattalini, Una giornata di viaggio nella memoria, Atti del convegno di Gorizia 28.10.1995, a cura di Silvio Cattalini, Udine, Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, 1996.
-          Silvio Cattalini, (a cura di), Contributo alla conoscenza della storia e della cultura dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, Corso di aggiornamento per insegnanti delle scuole medie, Udine febbraio-aprile 1999, Udine, Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, 2000.
-          Niccolò Tommaseo a 200 anni dalla nascita: atti del convegno di studi, Udine, 9 ottobre 2002, a cura di Silvio Cattalini, Udine, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Comitato Provinciale di Udine, 2003.
-          Silvio Cattalini, (a cura di), Pola, Capodistria, Fiume, Zara, da Selenico a Ragusa, in VHS e DVD, adattamento del testo di Rosanna Turcinovich Giuricin, Video Engineering Gorizia, Udine, Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, 2004.
-          Antonio Cattalini, I bianchi binari del cielo. Zara 1943-1944, a cura di Silvio Cattalini, (1.a edizione: L’Arena di Pola, Gorizia, 1965, 2.a edizione: ANVGD, Udine, 1990) 3.a edizione, Udine, Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, 2005.
-          Giorno del Ricordo. Architettura adriatica tra le due sponde [Audioregistrazione] / di Luigi Tomaz ; [interventi di] Giorgio Cacciaguerra, Giulio Avon ; [introduzione di] Silvio Cattalini ; [moderatore] Romano Vecchiet. - [Udine] : [s.n.], 2007. - 2 audiocassette (150 min.)
-          Prefazione a: Elio Varutti, Il Campo Profughi di Via Pradamano e l’Associazionismo giuliano dalmata a Udine. Ricerca storico sociologica tra la gente del quartiere e degli adriatici dell’esodo 1945-2007, Udine, ANVGD, Comitato Provinciale di Udine, 2007.
-          Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata [Audioregistrazione] : critica del neoclericalismo di Paolo Bonetti / intervento di Giannino Angeli ; introduzione di Silvio Cattalini ; moderatore: Romano Vecchiet. - [Udine : s.n.], 2008. - 1 audiocassetta (90 min.). - (Incontri con l'autore ; 2008/02/08)
-          Silvio Cattalini (a cura di), Rassegna stampa. Foibe, finalmente un monumento a Udine 25 giugno 2010, Udine, Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, 2010.
-          Dove danzavano le streghe di Gabriella Chmet [Audioregistrazione] / presentazione di Silvio Cattalini e Romano Vecchiet ; lettura del racconto a cura di Titti Bisutti. - [Udine : s.n.], 2010. - 1 audiocassetta (90 min.). - (Incontri con l'autore ; 2010/02/09)
-          Le foibe giuliane [Audioregistrazione] : note e documenti di Elio Apih / interventi di Silvio Cattalini e Stelio Spadaro. - [Udine : s.n.], 2011. - 1 audiocassetta (90 min.ca.). - (Incontri con l'autore ; 2011/02/09)
-          Introduzione a: Antonio Cattalini, La mia città. Zara oggi, a cura di Silvio Cattalini, (1.a edizione: 1975), 2.a edizione, s.l., L’Arena di Pola, stampato da Graphis, Fagagna, Udine, 2012.
-          Emilia Calestani, Memorie. Zara 1937-1944, a cura di Sergio Brcic e Silvio Cattalini, Udine, Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, 2.a edizione, 2013.
-          Prefazione a: R. Bruno, E. Marioni, G. Martina, E. Varutti, Ospiti di gente varia. Cosacchi, esuli giuliano dalmati e il Centro di Smistamento Profughi di Udine 1943-1960, Udine, Istituto Statale d’Istruzione Superiore “B. Stringher”, Udine, 2015.
-          Presentazione a: Franco Fornasaro, Gli appunti di Stipe. Romanzo documentario, Udine, ANVGD, Comitato Provinciale di Udine, 2015.

 Silvio Cattalini

   7. Riferimenti bibliografici e sitologia
  - Mario Blasoni, “Da 30 anni è il comandante degli esuli”, in M. Blasoni, Cento udinesi raccontano, Udine, La Nuova Base, volume II, pp. 327-330.
- - Paolo Medeossi, Addio a Cattalini, bandiera degli esuli, "Messaggero Veneto", Udine, 1° marzo 2017.
  - Elio Varutti, Funerale di Silvio Cattalini a Udine, 2017.