sabato 31 ottobre 2015

Tecnica della pulizia etnica. Un infoibato di Pinguente, 1943

Frane, vien un momento via con noi, i gà dito”. Inizia così il triste ricordo del padre infoibato per Onorina Mattini, nata a Pinguente nel 1924. “Erano in due – aggiunge la signora Mattini – hanno portato via così mio padre, come in amicizia. Bruti cativi!”. 
Era il 15 settembre 1943. Hanno usato il diminutivo, vezzeggiativo in lingua croata “Frane”, per “Francesco”. Egli era un addetto dell’impianto pompe dell’acquedotto militare di Pinguente. Francesco Mattini, classe 1895, non era una camicia nera. Non era un militare. Era un impiegato civile. Lo hanno ammassato nella scuola del paese, divenuta per l’occasione Narodni Dom (Casa del Popolo), assieme a tanti altri italiani del posto da eliminare. 
Mio papà è stato visto prigioniero dei titini da mio fratello Vittore Mattini, lì in quella scuola – aggiunge Onorina – dove gli ha portato una coperta, dato che le guardie titine lasciavano passare i bambini. Lui gli aveva dato un biglietto da portare alla mamma. Poi è scomparso. Non abbiamo saputo più niente”. 

Acquedotto istriano civile, Pinguente. Santina Merli con i nipoti Luciana e Cesare Tancredi nel 1937.  
Collezione famiglia Tancredi, Udine

Poi c’è la frase detta da molti istriani, stupiti ancor oggi delle uccisioni in foiba. Chi mai si sarebbe immaginato che malmenavano, torturavano, uccidevano e gettavano nelle foibe i loro stessi paesani, i vicini di casa. Fin qui la testimonianza di Onorina Mattini, esule a Udine, da me ascoltata il 30 ottobre 2015.
Francesco Mattini finì con tutti gli altri italiani prelevati e imprigionati, con tutta probabilità nell’Abisso Bertarelli. “Fu infoibato nei giorni tra il 27 e 30 settembre 1943”, come hanno scritto i figli, Onorina e Vittore, il 27 dicembre 2006, in una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà, per ricevere dallo stato italiano un riconoscimento pubblico.
Secondo quanto ha scritto Padre Rocchi, che cita a sua volta, una pubblicazione di G. Holzer, del 1946, la foiba Bertarelli, nelle vicinanze del Monte Maggiore, in croato Učka (m. 1.396) custodisce varie salme. “Il numero delle vittime precipitate in questa voragine – è scritto a pag. 27 – ascende a parecchie migliaia”. (F. Rocchi, L’esodo dei 350 mila giuliani, fiumani e dalmati, Roma, Associazione Nazionale Difesa Adriatica, 1990). La montagna è sita sopra Laurana, centro di soggiorno e balneare del Golfo del Quarnaro.  

Il racconto del 2007
Riporto ora, con qualche aggiornamento, il racconto dei fratelli Onorina e Vittore Mattini, da me intervistati il 15 febbraio e in altre giornate dello stesso mese nel 2007. Tale testo è contenuto nel seguente volume: Elio Varutti, Il Campo Profughi di Via Pradamano e l’associazionismo giuliano dalmata a Udine. Ricerca storico sociologica tra la gente del quartiere e degli adriatici dell’esodo, 1945-2007, Udine, Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia, Comitato Provinciale di Udine, 2007.
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C’è un gruppo di persone, native di Pinguente d’Istria – la croata Buzet – oggi residenti a Udine, in Via Casarsa, laterale di Via Cormor Alto, ove restano ampie tracce del Villaggio Giuliano, sorto nel 1950, per accogliere gli sventurati esuli dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia.
Tale gruppo di persone intervistate ha trasmesso al ricercatore un forte sentimento di appartenenza alla loro comunità originaria. Hanno voluto partecipare collettivamente agli incontri per le interviste, per il prestito e la restituzione di fotografie, di documenti personali, di cartoline e manoscritti. Hanno voluto agire come una comunità anche nel momento in cui sono stati chiamati a raccontare la storia personale, con un originale intercalare, che diceva “Se jera tuti in campo”, riferendosi al Centro di Smistamento Profughi di Udine, che accolse oltre centomila esuli dal 1947 al 1960.
Documento di arrivo al Centro Smistamento Profughi di Udine del 19 agosto 1948, passando al valico di Monfalcone due giorni prima, coi timbri del Ministero dell'Interno di Zagabria. Collezione famiglia Mattini, Udine

La vicenda di questi istriani è del tutto particolare, perché essi vissero nelle baracche di Via Gorizia, come diceva la gente, poiché vicine al primo Campo Profughi di Via Gorizia, organizzato in vecchie strutture scolastiche. In realtà la bidonville era in Via Monte Sei Busi. Veniva detto il Villaggio Metallico. “El Vilagjo de Fero”, per gli istriani. Erano una quarantina di prefabbricati di metallo ondulato, usati come casermaggio dagli inglesi fino al 1947. Dopo il loro abbandono, furono utilizzati come Campo Profughi e, poi, come provvisorie abitazioni di istriani, fiumani, dalmati e sfollati in genere, prima di ottenere delle case vivibili. Udine ebbe così quattro Campi Profughi: Via Gorizia, Via Monte Sei Busi, Via Pradamano e S. Gottardo.
I profughi pinguentini transitarono dal Campo Profughi del Silos a Trieste, per passare poi al Centro di Smistamento di Udine, al Villaggio Metallico per cinque anni circa e, infine, al Villaggio Giuliano.
“Se magnava in Via Pradaman nel 1948 – hanno detto Vittore e Onorina Mattini – stavimo soto i bidoni, in te le barache, al Vilagjo de Fero, dito anca Villaggio Metallico e jera anca la ciesa co l’altar, vigniva un frate, vigniva zente de Paderno [frazione a nord, in Comune di Udine] oltre a noi profughi per la messa”.

Udine, Villaggio Metallico, 1952. La Cjesa del Vilagjo de Fero. Da sinistra: Maria Osso, Maria Cerri, Ugo Cerri, Pietro Buttignoni (l'artigliere), Onorina Mattini, Bruno Mambelli, Angelo Totaro (bambino) figlio di Uliana Buttignoni e Maria Buttignoni. Collezione famiglia Mattini, Udine

Quante baracche c’erano al Villagjo de Fero? “Sarà stae una quarantina de barache – hanno aggiunto i fratelli Mattini – jera l’osteria con l’oste Piero, un napoletan guardiacarceri con la moglie de Fiume, dopo jera un negozio de alimentari, jera sfolai anche udinesi, perché i molava la casa, per avere la buona uscita e cussì i viveva in baraca”.
Come fu la partenza dall’Istria? “Gavevo el cuor tanto duro de andar via – ha detto Onorina – ma no torneria più”.
Come mai? “Mio papà el se stà infoibà – ha detto Vittore – el se stà portà via de casa al Narodni Dom… me ricordo che dopo del 2 de otobre, tre giorni prima de l’arivo dei tedeschi, tanti de lori se stai prelevadi e xe sparidi”.
Ricordate altri fatti? “Dopo che se andadi via i tedeschi, che i gà fato saltar l’acquedoto – ha aggiutno Vittore – in piaza jera i croati che i balva el kolo [ballo collettivo da effettuarsi in cerchio].
La chiesa al Villaggio Metallico di Udine, 1956, con don Leandro Comelli

Com’era la vita in Istria dopo la guerra? “A Pinguente nel 1945-1946 i rivava i pacchi dei aiuti angloamericani – hanno detto i fratelli Mattini – e i croati ne li vendeva per tre jugo-lire, la paga de un mese in jugo-lire o in dinari bastava per la stofa de un vestito da far dal sarto. Le scarpe jera impossibile comprarle. Per la carne jera una coda de cento persone. Una volta xe rivada in paese una madria de muche argentine per poder magnar. Xera fame. Tanta polenta e salada [insalata].
Nelle baracche del Vilagjo de Fero c’erano persone di altre nazionalità? “Sì el jera un tedesco – risponde Vittore Mattini – se ciamava Max Jenke, el stva co la famiglia numerosa de Bianca la Bergamasca, se zogav a carte, a ramin, lui el ne gà iudà a far el trasloco con un camion del genio el 23 de genaio del 1953 da la baraca a la casa”.
Gli altri intervistati di Pinguente sono stati: Cesare (1933) e Luciana Tancredi (1935), che assieme ad altri due fratelli loro Norma (1939) e Sergio Tancredi (1945), oltre che a Pinguente (oggi Croazia), vissero a Castelnuovo d’Istria (oggi Slovenia), prima dell’esodo del 1948. Anche Pietro Buttignoni “Piero de Patacela” (1917) fuggì da Pinguente nel 1948 per Udine, dopo essere sfuggito alla strage di Cefalonia, alla campagna di Russia e ad un campo di concentramento nazista. Ho intervistato Buttignoni il 28 febbraio 2007, in compagnia di Vittore Mattini, Cesare e Luciana Tancredi. 
Altre informazioni ho potuto raccogliere da: Eda Flego, Pinguente (1950), intervistata il 31 dicembre 2005, che ha riportato molte impressioni del padre Viecoslav Luigi Flego, Pinguente (1917) e della madre Emma Micolaucich, Pinguente (1921). L’esodo della famiglia Flego è del 1963, quando con l’autogestione di Tito i primi ad essere espulsi dai luoghi di lavoro furono gli italiani.    
Lettera di Francesco Mattini alla moglie, 1943. 
Collezione famiglia Mattini, Udine

Lettera di un infoibato, 1943
Ecco il testo del breve messaggio scritto con un lapis da Francesco Mattini, dopo il 15 settembre 1943, mentre si trovava imprigionato nella Narodni Dom di Pinguente, sorvegliato dai partigiani titini. Accartocciato il messaggio, vergato su un pezzetto di carta geografica (che sul retro riproduce il Governatorato della Dalmazia, annesso all’Italia nel 1941 da Mussolini) fu consegnato al figlio Vittore, che lo recapitò a casa alla mamma Maria Osso. La famiglia non seppe più nulla del prigioniero dei partigiani slavi.

“Maria
ti raccomando
di non prendere
paura, né tu né
i bambini. Qui
siamo in tanti.
Io spero che sarò presto
libero in quanto che
come lo sai, io non
ho nulla sulla
            coscienza
mandami una
coperta.

            Un bacio a

            tutti”.
 Retro della lettera di Francesco Mattini alla moglie, 1943 su una carta geografica con le annessioni territoriali di Mussolini, in rosso. Collezione famiglia Mattini, Udine
 Dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà dei fratelli Onorina e Vittore Mattini, del 27.12.2006, per ricevere dallo stato italiano un riconoscimento pubblico. 
Collezione famiglia Mattini, Udine
 Cartolina di Pinguente, divenuta Buzet, viaggiata il 12 febbraio 1952, all'indirizzo del Villaggio Profughi di Udine
Collezione famiglia Mattini, Udine

 Udine, Vilagjo de Fero, 1952. Da sinistra: Tonin, Uliana Buttignoni, Pio Ceri, Ugo Ceri, Maria Ceri, Cesare Buttignoni (col cappello scuro), la signora Buttignoni, Angelo Totaro, Pietro Buttignoni (col berretto militare), Onorina Mattini, Giovanna Mambelli, Maria Osso, Bruno Mambelli e Vittore Mattini Collezione famiglia Mattini, Udine
Il passaporto provvisorio n. 8897 di Vittore Mattini del 14 luglio 1948, vista l'opzione, timbrato e firmato dal Consolato italiano di Zagabria. Collezione famiglia Mattini, Udine
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Questo articolo rientra nelle attività del Centro di ricerca, documentazione e produzione culturale sull’esodo giuliano dalmata, per raccogliere, testi, documenti, interviste e fotografie di quei particolari momenti storici. Il Centro di ricerca è sorto all’interno del Laboratorio di storia dell’Istituto Stringher di Udine, di cui è referente il professor Giancarlo Martina.  È parte del progetto, sostenuto dalla Fondazione Crup, “Storie di donne del ‘900”, che  ha ottenuto, tra gli altri, il patrocinio di: Provincia di Udine, Comune di Udine, Club UNESCO di Udine, Società Filologica Friulana, ANED, ANVGD di Udine.
 

sabato 24 ottobre 2015

Centro di ricerca sull’esodo giuliano dalmata, Udine

Presso il Laboratorio di Storia dell’Istituto Statale di Istruzione Superiore “B. Stringher” di Udine è sorto il Centro di ricerca, documentazione e produzione culturale sull’esodo giuliano dalmata. Ecco il Catalogo ragionato bibliografico, sitologico e dei prodotti multimediali.

Premessa
Il giorno 11 dicembre 2014 i professori del Laboratorio di Storia dell’Istituto Stringher di Udine, coordinato dal professor Giancarlo Martina, docente di Italiano e Storia, di concerto con Anna Maria Zilli, Dirigente scolastico della scuola, hanno dichiarato alla stampa: “Siamo lieti di annunciare, presso il nostro istituto, la nascita di un Centro di ricerca, documentazione e produzione culturale sull’esodo giuliano dalmata, per raccogliere, testi, documenti, interviste, cimeli e fotografie di quei particolari momenti storici”.
I materiali raccolti, fotografati e catalogati sono immessi nel web, per renderli fruibili al massimo all’utenza interessata. Alcuni di tali materiali sono stai inviati, assieme agli elaborati degli allievi e dei professori, ai concorsi nazionali sui temi dell’esodo giuliano dalmata. Il Centro di ricerca in gran parte è di tipo virtuale, tuttavia possiede alcuni numeri di riviste (come “Difesa Adriatica”, “Il Dalmata Libero”, “La Voce di Fiume”, “L’Arena di Pola”, “La Nuova Voce Giuliana”, “Grido dell’Istria”…) e giornali del settore (come “La Voce del popolo, Quotidiano italiano dell’Istria e del Quarnero”), oppure libri donati al fine preposto.
La notizia con la dichiarazione d’inizio delle attività del Centro di ricerca è comparsa il giorno 11 dicembre 2014 in un articolo nel web sul giornale virtuale info.fvg.it : Udine capitale della guerra, conferenza allo Stringher di Udine.
La foiba di Norma Cossetto 1943, collage su cartone, cm 23 x 31, 2015. Gruppo di studio sull'Ultimo Risorgimento, Gruppo creativo interclasse per l’inclusione dei soggetti diversamente abili e classe 4^ C  Enogastronomia, anno scolastico 2014-2015: allievi Gianfranco D.A. ed altri cinque. Coordinamento a cura dei professori Maria Carraria (Italiano e Storia), Elio Varutti (Diritto e Tecniche Amministrative della Struttura Ricettiva).  Dirigente scolastico:  Anna Maria Zilli.
1996
Dal 18 al 22 settembre 1996 due allieve della sezione turistica dell’Istituto Statale d’Istruzione Superiore “Bonaldo Stringher” di Udine, guidate dalla professoressa Nadia Tacus, docente di Economia Turistica, hanno partecipato, in veste di “ciceroni” ad un viaggio in Dalmazia, con una comitiva di esuli e con l’ingegnere Silvio Cattalini, presidente del Comitato Provinciale di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD). È la prima forma di collaborazione tra l’Istituto Stringher e l’ANVGD di Udine.

1997
Il professor Elio Varutti, docente di Economia aziendale, ha iniziato a raccogliere notizie da una fonte orale particolare dell’esodo e dai suoi parenti; è la signora Brussich Miranda, vedova Conighi (Pola 11 agosto 1919 – Ferrara 26 dicembre 2013). A Ferrara, ultima tappa del suo esilio, è stata da lui intervistata in varie occasioni, dal 1997 al 2012, in presenza della figlia Daniela Conighi. La signora Miranda negli anni 1935-1940 studiava e viveva a Fiume, dove si sposò nel 1942 con Carlo Enrico Conighi (Fiume, Regno d’Italia, 1914 – Ferrara 1995). Lei, suo marito e il figlio Carlo Cristiano, nato a Fiume nel 1943, furono profughi a Trieste, poi si spostarono a Belluno, Forlì, Modena e Ferrara. Alcuni gruppi di suoi parenti furono esuli a Udine, Trento, Firenze, Roma, Klagenfurt e Norimberga, mentre certi cari amici di famiglia ripararono a Bolzano e a Milano. La situazione della signora Miranda è emblematica. Rappresenta il vissuto delle genti di frontiera, nel significato dato dallo scrittore Fulvio Tomizza, letto, apprezzato e più volte citato dalla stessa signora intervistata, che col marito aveva per amico di famiglia lo scrittore Giani Stuparich.

1998-2004
Negli anni successivi sono state svolte alcune ricerche sull’esodo istriano dalmata in modo sporadico, affrontando argomenti di Storia e di Tradizioni Popolari, con le professoresse Enrichetta Del Bianco e Elisabetta Marioni, docenti di Italiano e Storia.

2005
La prima intervista strutturata ad una esule istriana, per una incredibile fuga in barca (dall’Istria alle Marche), è stata condotta dall’allieva Monica C., a cura della professoressa Elisabetta Marioni, con la collaborazione di E. Varutti. Era l’anno scolastico 2004-2005. L’intervistata è Narcisa D. (Lussingrande, Pola 1928). In seguito ci siamo resi conto di aver raccolto le preziose testimonianze dei discendenti di Monsignor Giulio Vidulich (Lussinpiccolo 1927 – Percoto 2003).

2007
Tale testimonianza (quella di Narcisa D.) è stata pubblicata interamente nel volume di: Elio Varutti, Il Campo Profughi di Via Pradamano e l’Associazionismo giuliano dalmata a Udine. Ricerca storico sociologica tra la gente del quartiere e degli adriatici dell’esodo, 1945-2007, Udine, ANVGD, Comitato Provinciale di Udine, 2007, p. 394.
Per tale opera sono state raccolte 103 testimonianze, oltre a studiare i documenti degli archivi, i testi delle biblioteche e della letteratura dell’esodo giuliano dalmata. Il Centro di Smistamento Profughi di via Pradamano, che operò dal 1947 al 1960, accolse oltre centomila giuliani, istriani e dalmati (ma anche balcanici in fuga dal comunismo). Si tratta di un terzo di tutto l’esodo degli italiani d’Istria, di Fiume e della Dalmazia.

Titolo dell'opera: La morte rosea, Shoah, lager e foibe. Autrice dell'opera: allieva Cheyenne Degano. Tecnica di pittura: acrilico su tela, cm 30 x 40, 2014. Colori e simboli usati: rosso, nero, bianco e verde. Il rosso delle rose allude al sangue versato dagli innocenti e al fuoco distruttivo dei forni crematori nei lager, come alla Risiera di San Sabba. I petali caduti ricordano coloro che sono stati spinti a morire. Il nero e il teschio rappresentano la morte, il lutto e le Waffen SS. Il verde è il colore della realtà e della gioia. Erano di colore verde i fazzoletti al collo dei partigiani osovani (monarchici, azionisti, cattolici), in onore del 1848 alla fortezza di Osoppo, contro gli austriaci. Erano rossi quelli dei garibaldini, partigiani socialisti e comunisti, in ricordo di Giuseppe Garibaldi, l'eroe dei Due Mondi.
Gruppo di studio sull'Ultimo Risorgimento, classe 4 ^ E  Enogastronomia, anno scolastico 2014-2015: allievi Cheyenne Degano, Mirko Ravenda e Silvia Siega. Coordinamento a cura dei professori Paola Longhino (Italiano e Storia), Elio Varutti (Diritto e Tecniche Amministrative della Struttura Ricettiva).  Dirigente scolastico:  Anna Maria Zilli.

2008
Detto volume è stato presentato in vari ambienti scolastici e tra la cittadinanza in senso lato, per decine di volte. Della presentazione pubblica svoltasi in Sala Aiace, a Udine il giorno 8 febbraio 2008, in occasione del Giorno del Ricordo, esiste presso la Biblioteca Civica “V. Joppi” di Udine il seguente CD.
Fonte auditiva – Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata [Audioregistrazione]: critica del neoclericalismo di Paolo Bonetti / intervento di Giannino Angeli; introduzione di Silvio Cattalini; moderatore: Romano Vecchiet. - [Udine: s.n.], 2008. - 1 audiocassetta (90 min.). - (Incontri con l'autore: Elio Varutti; 2008/02/08). Biblioteca Civica Udinese (BCU).
Dal 2008 lo Stringher con l’ANVGD di Udine opera ogni anno sul Giorno del Ricordo (10 febbraio), con varie conferenze dell’ingegnere Silvio Cattalini (esule da Zara), di Sergio Satti (esule da Pola) e di Giorgio Gorlato (esule da Dignano d’Istria).

2009-2010
Indagine all’Istituto Stringher di Udine. Durante gli anni scolastici 2008-2009 e 2009-2010 sono stati raccolti 29 questionari per una ricerca sul tema “Guerra e dopoguerra 1940-1950”, sotto la guida del prof. Giancarlo Martina con gli studenti delle classi quinte del corso Turistico. Il rilevamento era indirizzato ad ottenere informazioni soprattutto sui bombardamenti subiti dalla popolazione civile, ma una parte riguardava la presenza di sfollati e di profughi nei luoghi di residenza degli intervistati, in collaborazione con l’Archivio di Stato di Udine. I dati raccolti sono stai utilizzati per un breve documentario titolato “Bombardate Udine”, in CD. I questionari raccolgono notizie da tutto il Friuli, sei anche fuori regione. Venti testimoni non ricordano la presenza dei profughi nei loro paesi, sette invece la segnalano nettamente.
Sono state raccolte tre testimonianze sui profughi dell’Istria e Dalmazia, come Romolo Noli (19.02.1935) di San Giorgio di Nogaro (UD). Nel “Villaggio Giuliano” di San Giorgio di Nogaro erano ospitati circa 100 profughi “dai territori – ha detto – che sono stati ceduti a Tito alla fine della guerra” (15/02/2010). Fabiola Turco (14.12.1935) di Talmassons (UD), ha ricordato pochi profughi italiani che venivano “dalle zone di confine Slovenia e Croazia” (21.01.2010).
Tra le tesine svolte dagli studenti per l’esame di stato alle scuole superiori sull’argomento dell’esodo giuliano dalmata, si nota il seguente lavoro, riferito solo alla letteratura, pubblicato da “L’Arena di Pola”, una copia è disponibile presso la BCU:
Erica Cortese, L’esodo dimenticato. La guerra è la lezione della storia che i popoli non ricordano mai abbastanza, Classe 5^ I, Liceo Scientifico Statale “L. Lanfranconi”, Genova, 2010, pp. 50.

2011
Il 3 dicembre 2011 c’è stato un incontro, per alcune classi quinte del corso Turistico, con la signora Rosalba Meneghini, figlia di una profuga istriana di Rovigno. Sui luoghi dell’esodo istriano dalmata a Udine il prof. E. Varutti assieme ai propri allievi dello Stringher, per incentivare il turismo della memoria, nell’anno scolastico 2011-2012 ha iniziato ad allestire un Itinerario giuliano a Udine. Esodo istriano, un brano sconosciuto di storia locale. All’Istituto “B. Stringher”, nel 2011, viene organizzata nell’atrio della scuola per la prima volta pure una Mostra documentaria sul Giorno del Ricordo, sui testi di Guido Rumici, per l’ANVGD. La rassegna è aperta al pubblico e alle scolaresche, che la visitano con i Ciceroni della Storia, allievi dello Stringher istruiti all’uopo dai professori del Laboratorio di Storia.

2012
Giorno del Ricordo 2012, Istituto “B. Stringher”, Udine – Giorgio Gorlato, esule da Dignano d’Istria (Pola), ha mostrato il suo itinerario dell’esodo, sotto gli occhi di centinaia di studenti, accompagnati dai professori, in presenza di Anna Maria Zilli, Dirigente scolastico della scuola, di Pietro Fontanini, Presidente della Provincia di Udine e dell’ing. Silvio Cattalini, presidente del Comitato di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD).
Nel 2012, infine, oltre ad incontri e conferenze, curati dal professor G. Martina, fu organizzata una mostra sul Giorno del Ricordo (1.a edizione) nella sede storica della scuola di Via Crispi, poi abbandonata. La mostra, aperta al pubblico e alle scolaresche, è stata digitalizzata e inserita in Facebook.

2013
L’allieva Sara Cumin, di Mariano del Friuli (GO), della classe 4^ D ristorazione, sotto la guida del professor E. Varutti, ha intervistato i familiari, in particolare: Patrizia Dal Dosso (1959), nata a Firenze. Data dell’intervista: 16 febbraio 2013. “I miei nonni materni, di Visinada – ha detto l’intervistata – erano Francesco Urbino e Antonia Nina Roppa e la mia mamma (Bruna Urbino) scapparono a Trieste. Mio zio Enea Urbino, fratello di mia mamma era scomparso. Aveva solo 17 anni. I compaesani dicevano che era stato gettato in foiba. I nonni prima passarono per il Silos di Trieste [che era uno dei 18 Campi Profughi del capoluogo giuliano], quello vicino alla stazione, dove vennero registrati come esuli. In seguito furono ospitati da una famiglia di amici, mentre la sorella di mia mamma, con la famiglia e i figli, venne mandata nel Campo Profughi di Latina, vicino a Roma”. Altri esuli della famiglia furono a Firenze.
Il DVD intitolato Itinerario giuliano a Udine. Esodo istriano, un brano sconosciuto di storia locale  è stato illustrato il 9 febbraio 2013 alle classi quinte della scuola, con la partecipazione di Furio Honsell, sindaco di Udine, di Anna Maria Zilli, Dirigente scolastico dello Stringher e dell’ingegner Silvio Cattalini, presidente del Comitato Provinciale di Udine dell’ANVGD. Il giorno dopo l’Itinerario giuliano è stato presentato alla cittadinanza udinese all’Auditorium Zanon, nella manifestazione ufficiale del Giorno del Ricordo, oltre che nel Comune di Povoletto (UD) e a Trieste in un corso di aggiornamento per insegnanti dell’Ufficio Scolastico Regionale.
Lo Stringher è una scuola di Udine che si è ricordata dei primi bombardamenti subiti da Zara nel novembre 1943. Il 15 novembre 2013, infatti, c’è stata l’Anteprima del Laboratorio di Storia dell’Istituto “B. Stringher”. L’incontro si svolto presso la sala del Museo Etnografico del Friuli, in via Grazzano a Udine. “Abbiamo deciso di dedicare tale appuntamento al 70° anniversario dei bombardamenti su Zara – ha detto Anna Maria Zilli, Dirigente scolastico dello Stringher – per mantenere la memoria di tali eventi storici”. Il 2 novembre 1943 ebbe inizio, infatti, il primo dei 54 bombardamenti angloamericani sulla città dalmata, allora appartenente al Regno d’Italia. Per le distruzioni subite è stata definita la Dresda dell’Adriatico.
Per tale occasione c’è stato come testimone d’eccezione l’ingegnere Silvio Cattalini, esule da Zara e presidente del Comitato Provinciale di Udine dell’ANVGD. Cattalini ha comunicato in modo toccante i suoi ricordi personali di quelle terribili giornate. “Il primo bombardamento – ha detto – ha provocato 163 morti e 260 feriti, oltre a decine di case distrutte o danneggiate; molte persone stavano riparate in un rifugio para schegge… che impressione, ho visto intere famiglie morte bruciate”. L’anteprima è proseguita a cura dei professori della scuola, con l’illustrazione del progetto “Il ‘900 in Friuli Venezia Giulia”, sostenuto dalla Fondazione Crup.
Anche nel 2013 c’è stato il Natale dell’esule, con celebrazione religiosa di monsignor Bonfio fissata per il 15 dicembre alle ore 11, cui è seguito il pranzo dell’ANVGD, al ristorante Astoria Italia, con un breve intrattenimento teatrale in dialetto istriano e dalmata.

2014
Per il Giorno del Ricordo si è svolto un convegno pubblico sabato 8 febbraio 2014 allo Stringher di Udine. La professoressa Tiziana Ellero, collaboratrice del Dirigente scolastico, ha aperto i lavori ricordando l’occasione per ripensare all’esodo degli italiani dall’Istria, da Fiume, dalla Dalmazia e alla tragedia delle foibe. Ha partecipato il sindaco di Udine Furio Honsell e la dirigenza del Club UNESCO di Udine, con la professoressa Renata Capria D’Aronco.
Una ricerca del 2014: esuli ricordati dai friulani. I professori del Laboratorio di Storia dell’Istituto “B. Stringher” dal 2009 hanno iniziato un progetto dal titolo “Vivere in tempo di guerra”, che ha per obiettivo analizzare la vita delle persone nel corso della Seconda guerra mondiale in Friuli Venezia Giulia. L’azione didattica si svolge in collaborazione con l’Archivio di Stato di Udine (ASUD), con varie ricadute nel web. Una parte del progetto si sviluppa attraverso un questionario cartaceo che gli studenti, ma anche docenti e personale amministrativo, tecnico e ausiliario, sottopongono a testimoni diretti degli eventi. Gli intervistati devono essere nati attorno agli anni 1930-1940, così possono garantire una memoria sufficientemente stabile di quei periodi e di quei fatti. Una parte del questionario riguarda i profughi dell’esodo giuliano dalmata, così si è raccolto vario materiale, intitolandolo “I Profughi istriano dalmati nel ricordo dei friulani”. In tutta l’indagine, fino al mese di febbraio 2014, sono state raccolte 59 testimonianze, delle quali 40 della provincia di Udine, 14 della città di Udine e 5 di altre realtà dell’Italia. Col coordinamento del professor Giancarlo Martina, le allieve Irene Campagna e Agnese De Giorgi, della classe 3^ A Turistico sono state incaricate di analizzare, con l’ausilio di strumenti informatici di laboratorio, i dati raccolti per le seguenti domande: Finita la guerra sono arrivati profughi nel suo paese? Da dove venivano i profughi? Quanti erano? Su 40 intervistati della provincia di Udine, 13 di essi hanno risposto affermativamente: hanno conosciuto gli esuli. Si ricordavano di qualche nucleo famigliare proveniente dall’Istria, Zara e Fiume o più genericamente dalle “zone di confine”. A Flambro ci si rammenta di due famiglie di Cherso. Più numerosi i profughi arrivati tra Flambro e Castions di Strada; da 50 a 100 individui. C’è il ricordo del Villaggio Giuliano di San Giorgio di Nogaro (UD). Altre comunità di esuli sono ben presenti a Grado (GO) e a Bibione (VE).
Un Villaggio Giuliano nella Bassa friulana. Nel 1950 sorse un Villaggio Giuliano anche a San Giorgio di Nogaro, in provincia di Udine. “Si tratta di otto edifici per 32 famiglie, nella frazione di Villanova – ha detto Daniele Salvador, vice sindaco di San Giorgio di Nogaro, nel 2014 – forse oggi sono rimasti pochi degli assegnatari esuli giuliani del tempo. Sono casette per più famiglie:  al piano terra e al primo piano. C’è da aggiungere, in conclusione, che il 1° agosto del 2010 c’è stato un incontro di quegli abitanti istriani e dalmati, cui partecipò una trentina di persone, tra le quali il professor Adolfo Bellinetti, fautore di un’iniziativa editoriale autoprodotta che raccolse una decina di contributi tutti dedicati al Villaggio Giuliano, con ricordi, poesie, episodi vari”.
10 febbraio - CD della sede RAI del Friuli Venezia Giulia, con la registrazione audio del programma “Sconfinamenti. Cultura, attualità e musica dell’Alto Adriatico”. Intervista di Massimo Gobessi a Elio Varutti sul Campo Profughi di Udine e le attività didattiche sull’esodo giuliano dalmata all’Istituto Stringher di Udine, durata 47.02.

2015
L’intervista a Narcisa D. di Lussingrande è sintetizzata nell’Appendice, di quest’altra opera.
Roberto Bruno, Elisabetta Marioni, Giancarlo Martina, Elio Varutti, “Ospiti di gente varia. Cosacchi, esuli giuliano dalmati e il Centro di Smistamento Profughi di Udine 1943-1960”, Udine, Istituto Statale d’Istruzione Superiore “B. Stringher” Udine, 2015.
La copertina di detto volume, con una foto di profughi istriani e dalmati in Via Pradamano del 1957, è dedicata al Centro di Smistamento Profughi di Udine. Fotografia per gentile concessione di: Enrico Miletto, Carlo Pischedda, L'Esodo istriano-fiumano-dalmata in Piemonte. Per un archivio della memoria, Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”, Torino (on-line dal 2009), Archivio privato Alma Mussap.
Il signor Gianfranco Volpi, di Gonars (UD), esule al Villaggio Giuliano di San Giorgio di Nogaro (UD), dona un DVD, contenente tre video senza sonoro, con cartografie, documenti inediti, mappe, immagini storiche e fotografie aeree a colori. Questi sono i titoli dei tre video: 1) Isole di Cherso e Lussino, 2012, durata 17.27. – 2) Sanvincenti, senza data, durata 30.16 – 3) Volti dal Villaggio Giuliano, 2011, durata 51.02. Il signor Volpi, inoltre,  dona 3 fotografie dell’inaugurazione dello stesso Villaggio Giuliano.

Collezioni private
Varie persone dell’esodo giuliano dalmata ed amici dei profughi ci hanno prestato materiali diversi delle loro collezioni private per le esposizioni pubbliche organizzate dall’Istituto dal 2011. Si riportano alcuni prestatori a titolo esemplificativo, con i principali pezzi utilizzati, molti dei quali sono riprodotti nei testi inseriti nei blog.
- Collezione Conighi, esule da Fiume, Udine, Libro di preghiere di Maria Conighi, editore Benziger, 1883, con santini diversi della parrocchia di San Quirino, Udine, 1897. Tovaglia gialla chiara, cotone con ricami in seta gialla, arancione e rosso porpora, 1890-1900.  Sciarpa di seta rosa con frange della nonna. Tessere del Comitato Nazionale per la Venezia Giulia e Zara, dell’ANVGD. Fotografie, cartoline, libri, giornali, manoscritti, stoviglie, manoscritti, 1930-1970.
- Collezione H. Conighi, esule da Fiume, Udine, Tovaglia quadrata, ricami bianchi, rossi e neri con orlo a giorno, 1940-1945. Fazzoletti da naso femminili ricamati 1940-1960. Cartolina precetto per donne, 1940. Vademecum per donne precettate nei sistemi di comunicazione, 1940. Cartoline, 1940-1950.
- Collezione Ambonetti, Fiume-Venezia, Libro di preghiere, 1930-1940, con santini coevi.
- Collezione G. Orgnani, Fiume, Due santini della Madonna, uno disegnato a mano, 1935-1940.
- Collezione  Amalia Rassmann, esule da Fiume, Udine, 2 fazzoletti da naso femminili bianchi con monogramma “AR”, 1930-1940. Velo devozionale stampato bianco e nero, 1940-1945. Velo devozionale nero, 1948-1949. Lenzuola matrimoniali, 1910.
- Collezione famiglia Zanetti, esule da Pola, Udine, Fotografie, 1920-1940.
- Collezione Silvo Cattalini, esule da Zara, Udine, fotografie, libri, 1945-2010.
- Collezione Roberto Paolini, esule da Zara, Udine, documenti anagrafici, fotografie, 1938-2010.
- Collezione Giuseppe Bugatto, esule da Zara, Udine, fotografie, cartoline, riviste su Zara, 1940-1980.
- Collezione dell’architetto Claudio Bugatto, Udine, di origine zaratina, fotografie del Parco Vittime delle Foibe, 2010.
- Collezione Sergio Satti, esule da Pola, Udine, certificati anagrafici, fotografie, 1945-1950.
- Collezione Elpida Chelleris, esule da Isola d’Istria, Udine, certificati anagrafici e fotografie del Centro di Smistamento Profughi di Udine, 1930-1960.
- Collezione Leonardo Cesaratto, impiegato al Centro di Smistamento Profughi di Udine, fotografie e disegni, 1947-1960.
- Collezione famiglia Mattini, esuli da Pinguente d’Istria, Udine, documenti anagrafici, fotografie, cartoline, manoscritti, 1930-2007.
- Collezione Giacomo V., sfollato da Milano, San Vito di Fagagna (UD), 1 valigia di cartone marrone, 1940-1945. Piccolo tagliere per salame, 1948. Una cintura maschile in cuoio marrone, 1940-1950. Uno spazzolino da scarpe, 1950. Una corona del rosario, 1950. 1 sgabello, uso comodino, fornito dal Comune di Udine agli sfollati e profughi istriani, 1946 (“Venivano dati anche una rete metallica per ogni componente della famiglia, un materasso e una coperta” – ha detto Carmen B., Udine 1936, intervistata da E. Varutti il 29 settembre 2015).
- Collezione A. Barazzutti, Cavazzo Carnico (UD), Velo devozionale nero, 1948-1955.
- Collezione Giovanna Copic, Udine, ricordo di matrimonio dei genitori profughi istriani Giovanni Copic e Annunziata Bassi, di Dignano d’Istria, 1948. Fotografie di scolari a Udine con compagni di classe esuli istriani, 1955-1965.
- Collezione  Silva Biasioli vedova Toffoletti, Udine, Lettera dello scolaro Fausto Desinano dal Campo Profughi di Tortona, in provincia di Alessandria, 11 febbraio 1956. Fotografie, tappeto dalmata, manoscritti, 1945-1960.
- Collezione famiglia Diana, Enemonzo (UD), alcuni componenti hanno vissuto e lavorato a Fiume, Tovaglia gialla chiara, cotone con ricami di rose e frange multicolori, 1920-1930. Sette fotografie degli anni 1920-1940.
- Collezione Maria Millia Meneghini, esule da Rovigno, Udine, fotografie, manoscritti, masserizie (bauli, stoviglie), libri, ricordi di comunione, pagelle 1930-1993.
- Collezione Odette e Egle Tomissich, esuli da Fiume, Udine, pagelle e altri documenti scolastici, 1943-1946.
- Collezione Sergio D’Ecclesiis, Pasian di Prato (UD), vedovo di Lidia Illusigh, esule da Pola, fotografie, monili, manoscritti, 1940-2013.
- Collezione Fiorenzo Cliselli, esule da Pisino, Udine, libri.
- Collezione Paolo Grillo, Udine, fotografie di esuli istriani di religione evangelica metodista, 1945-1955.
- Collezione Aldo Segale, dall’archivio della Cartolnova S.a.s. di Segale Nicoletta, Udine, Cartoline di Basovizza e Trieste, 1945-1960.
- Collezione M.T., Genova, binocolo Stein Optik 12 x 50, 1955-1970.
- Collezione Nerea Mazzoli, Trieste, fotografie, 2010.
- Collezione Monica Secco, Udine, fotografie, lettere, cartoline, 1930-1950.
- Collezione Marisa Roman, esule da Parenzo, Tricesimo (UD), campana del camion dei pompieri di Pola del maresciallo Arnaldo Harzarich, fotografie, libri, giornali, opere d’arte, oggetti ricordo, cimeli vari e reperti storici, 1900-2010.

Opere d’Arte
Sollecitati dagli insegnanti del Laboratorio di Storia dell’Istituto Stringher, alcuni allievi hanno composto delle poesie, prose, testi teatrali, ricette per dolci, cocktail, disegni e pitture ad olio su cartone telato o a tecnica mista. Se ne propone un elenco qui di seguito, a titolo di esempio.
- Maieta istriana del 1955 agiustada da le zie e da la nona, installazione con testo plurilingue (istriano, italiano, friulano, spagnolo, inglese, francese, tedesco, albanese, cinese), Gruppo di studio sull’esodo istriano.
- I Bauli di Pola. Lacerto drammaturgico – Teatro dell’assurdo, autori allievi: Prisca Guion e Luca Piceno.
- Maria da Rovigno, poesia, autore allievo Luca Piceno.
- Il silenzio di Maria, prosa, autrici allieve Serena Minutti e Giulia Simonetti. 
- Il diario di Irena, l’albanese, Gruppo di studio “Le Comari”, allieve autrici: Irena Huqi e Orianna Coccaro.
- Il concetto di profugo per le Nazioni Unite, ricerca giuridica, allievi autori: Irena Huqi, Samantha Delbon, Emiliene Aka Akouba, e Fernando Lewental.
- I partigiani della Osoppo e l’Istria, ricerca storica, allieva autrice Beatrice Beltrame.
Questi elaborati sono di allievi della classe 5^ C - Tecnico dei Servizi Turistici, a cura dei professori Maria Pacelli, Italiano e Storia, E. Varutti, Economia e Tecnica dell’Azienda Turistica, 2011.

- La morte rosea, Shoah, lager e foibe, autrice allieva Cheyenne Degano, classe 4^ E enogastronomia, acrilico su tela, cm 30 x 40, 2014. Colori e simboli usati: rosso, nero, bianco e verde. Il rosso delle rose allude al sangue versato dagli innocenti e al fuoco distruttivo dei forni crematori nei lager, come alla Risiera di San Sabba. I petali caduti ricordano coloro che sono stati spinti a morire. Il nero e il teschio rappresentano la morte, il lutto e le Waffen SS. Il verde è il colore della realtà e della gioia. Erano di colore verde i fazzoletti al collo dei partigiani osovani (monarchici, azionisti, cattolici), in onore del 1848 alla fortezza di Osoppo, contro gli austriaci. Erano rossi quelli dei garibaldini, partigiani socialisti e comunisti, in ricordo di Giuseppe Garibaldi, l'eroe dei Due Mondi. Gruppo di studio sull'Ultimo Risorgimento, classe 4 ^ E  Enogastronomia, anno scolastico 2014-2015: allievi Cheyenne Degano, Mirko Ravenda e Silvia Siega. Coordinamento a cura dei professori Paola Longhino (Italiano e Storia), Elio Varutti (Diritto e Tecniche Amministrative della Struttura Ricettiva).  Dirigente scolastico:  Anna Maria Zilli.

- La valigia del ricordo, delle allieve Sara Mesaglio e Aida Ahmetovic, della classe 4^ B Tecnico del Turismo. L’opera è dittico su una vera valigia con collage, pastello e guarnizioni varie, a cura della professoressa Martina Bragagnini, di Storia dell’Arte, 2014. Dirigente scolastico:  Anna Maria Zilli.

- La foiba di Norma Cossetto 1943, collage su cartone, cm 23 x 31, 2015. Gruppo di studio sull'Ultimo Risorgimento, Gruppo creativo interclasse per l’inclusione dei soggetti diversamente abili e classe 4^ C  Enogastronomia, anno scolastico 2014-2015: allievi Gianfranco D.A. ed altri cinque. Coordinamento a cura dei professori Maria Carraria (Italiano e Storia), Elio Varutti (Diritto e Tecniche Amministrative della Struttura Ricettiva).  Dirigente scolastico:  Anna Maria Zilli.

Il dittico è intitolato “La valigia del ricordo"; è opera delle allieve Sara Mesaglio e Aida Ahmetovic, della classe 4^ B  Tecnico del Turismo. L’opera è una vera valigia con collage, pastello e guarnizioni varie, a cura della professoressa Martina Bragagnini, di Storia dell’Arte. Anno scolastico 2014-2015. Le immagini riproducono la violenza fascista contro le popolazioni slovene e croate del 1941 e l'esodo degli italiani da Pola nel 1947 sotto la pressione slava. Fotografia di Elio Varutti.

Ricerche e produzioni culturali
Esodi, le parole chiave. Ricerca 2012-2015
Si è pensato di tradurre i vari concetti della profuganza (profugo, esule, sfollato, spostamento forzato) in molte lingue, quelle di studio curricolare (inglese, tedesco, francese, spagnolo) ed anche nella madrelingua di certi allievi della scuola che provengono dall’estero.
Abbiamo poi realizzato delle carte geografiche sulle provenienze dei profughi dopo il secondo conflitto mondiale, ma pure in tempi recenti. Il tema delle migrazioni è sempre stringente. Questo progetto è iniziato nell’anno scolastico 2011-2012, col referente del Laboratorio di Storia, il professor Giancarlo Martina.
La lista delle traduzioni è stata esposta alla prima Mostra sul Giorno del Ricordo (10 febbraio 2012), nell’atrio dell’Istituto, quando eravamo nella sede storica di via Crispi. Negli anni successivi e, in particolare, nel 2014 la produzione culturale è stata ripresa col coinvolgimento di numerosi studenti e valorizzata in altre lingue ai fini dell’inserimento nel web.
Elaborazioni a cura degli studenti della Classe 3^ A Turistico. Statistiche e questionari “Vivere in tempo di guerra. Bombardamenti aerei e sfollati”: allieve Irene Campagna e Agnese De Giorgi. Composizione grafici e carta degli spostamenti forzati: Daniele Snidaro. Ricerca e sintesi delle parole chiave: Marianna Piva. Traduzione nelle lingue: Rumeno, Maura Denisa Papp. Uzbeco e russo, Laura Khasanova. Serbo, Kristina Aleksic’. Inglese, Sara Doretto. Classe 3^ B Turistico. Tedesco, Kim Desiree Del Monaco. Sloveno, Nika Pahor. Classe 3^ A Ricevimento. Spagnolo, Marisol Figueroa e Sara Grigollo. Classe 3^ B Ricevimento. Bosniaco, Hanifa Softic. Classe 4^ B turistico. Cinese, Fan Zhang.
Elaborazioni web, anno scolastico 2013-2014. Coordinamento in compresenza nel Laboratorio di Informatica 1 dei professori: Maria Teresa Smeragliuolo, Tecnica dei Servizi e Pratica Operativa, Elio Varutti, Economia e Tecnica dell’Azienda Turistica. Maria Pacelli, Italiano e Storia. Classe 5^ A Turistico: Lingua albanese, Olekiana Poci; Filippino tagalog, Jade Gott Ramos; Friulano, Mattia Trangoni, 5^ A Turistico.
Elaborazioni web, anno scolastico 2014-2015. Coordinamento dei professori: Francesco Cioli, Italiano e Storia. Elio Varutti, Diritto e Tecniche Amministrative della Struttura Ricettiva. Classe 3^ H enogastronomia: Lingua russa, Dan Procopciuc, Ion Stratulat. Professori: Paola Longhino, Italiano e Storia. Elio Varutti, Diritto e Tecniche Amministrative della Struttura Ricettiva. Classe 4^ E Enogastronomia: Lingua russa, Dmytro Borymskyy; Lingua serba, Bojan Pavlovic; Albanese, Domeniko Dedushaj; Rumeno, Ion Virtosu; Friulano, Nadia Giacomuzzi. Professori: Maria Carraria, Italiano e Storia. Elio Varutti, Diritto e Tecniche Amministrative della Struttura Ricettiva. Classe 4^ C enogastronomia: Lingua albanese, Mariglen Sheshi. Professori Carla M., Italiano e Storia. Elio Varutti, Diritto e Tecniche Amministrative della Struttura Ricettiva. Classe 5^ D Dolciaria: Lingua slovena, Christian Ciacchi.

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Questo articolo rientra nelle attività del Centro di ricerca, documentazione e produzione culturale sull’esodo giuliano dalmata, per raccogliere, testi, documenti, interviste e fotografie di quei particolari momenti storici. Il Centro di ricerca è sorto all’interno del Laboratorio di storia dell’Istituto Stringher di Udine, di cui è referente il professor Giancarlo Martina.  È parte del progetto, sostenuto dalla Fondazione Crup, “Storie di donne nel '900”, che  ha ottenuto il patrocinio di: Provincia di Udine, Comune di Udine, Club UNESCO di Udine, Società Filologica Friulana, ANED, dell'Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione e della presidenza (ingegnere Silvio Cattalini) del Comitato Provinciale di Udine dell'ANVGD.