domenica 16 novembre 2014

Udine, la Todt in Baldasseria e i Cosacchi in Porta Aquileia

Nel presente articolo troverete alcune storie di parrocchiani della zona di Udine sud e di altri friulani nella seconda guerra mondiale. Poi si cercherà di rispondere ad alcune domande, con l’utilizzo di fonti orali, oltre che della pubblicistica. Ringrazio sentitamente gli intervistati e i prestatori delle fotografie.
Che ci facevano i Cosacchi in Porta Aquileia? Che cos’era la Todt? Cosa succedeva alla GIL di Via Pradamano? Cercherò di rispondere a queste domande, con l’aiuto di alcuni parrocchiani e di altre persone che ho intervistato. La signora Franca Vidussi, classe 1933, ricorda che quando era bambina andava da casa sua, in Baldasseria, al campo della GIL di Via Pradamano.

 Il Collegio Convitto della GIL di via Pradamano a Udine in una foto del 1955,  quando era adibito a Centro di Smistamento Profughi d'Istria e della Dalmazia 
(Fototeca dei Civici Musei di Udine)

“Sarà stato il 1939 o il 1940 – mi ha detto la Vidussi – per due ore il sabato pomeriggio si doveva fare la ginnastica in divisa da piccola italiana, gonna nera a pieghe e camicia bianca, io ero la più piccola del gruppo”. La sigla GIL significa Gioventù Italiana Littorio. La struttura sportiva appartenne alla Gil dal 1937, dovendo sottostare alle dirette dipendenze del Partito Nazionale Fascista (PNF). Prima era proprietà della Opera Nazionale Balilla (ONB). “Qualche volta, in divisa – conclude il suo racconto la Vidussi – si doveva andare a fare la ginnastica in Via Girardini in un’altra casa della GIL”.
Fu l’architetto razionalista di San Daniele del Friuli, Ermes Midena (1895-1972) a progettarla come Collegio Convitto ONB nel 1934-1936. Prima ancora lì c’era una caserma dei Regi Carabinieri. Midena volle il giovane pittore Afro Basaldella, che affrescò il ciclo “Si fondano le città”, come ricorda a pag. 169 Gianfranco Ellero nella sua Storia di Udine. Oggi in quella stessa area c’è la scuola secondaria di primo grado “E. Fermi”, un campo di pattinaggio, la piscina, la biblioteca di quartiere, la pista di atletica, la sede dell’Associazione Nazionale Alpini (ANA) e il campo di calcio.
Nel Collegio Convitto ONB, poi GIL, studiarono e si diplomarono alla scuola magistrale le nuove leve dello sport italiano. Era chiamato la Prefarnesina, perché i neo diplomati potevano accedere alla Scuola Superiore di Educazione Fisica di Roma, diventando gli insegnanti di ginnastica delle scuole del Regno, anzi dell’Impero. Col 1940 e l’entrata in guerra dell’Italia, la scuola magistrale di ginnastica fu spostata a Tarvisio. Nel 1943 il complesso GIL di Via Pradamano fu occupato dai nazisti. Bombardato dagli aerei angloamericani nel 1944-’45, fu utilizzato dalle truppe inglesi alla fine della guerra. Dal 1947 al 1960 fu adibito a Centro di Smistamento Profughi, dato che in città cominciarono ad arrivare i fuggitivi dalle terre perse (Istria, Dalmazia, Fiume e Valle dell’Isonzo). Di esuli giuliani ne passarono oltre centomila al Campo Profughi di Udine. Si tratta di un terzo di tutto l’esodo istriano dalmata.

Lavorare per la Todt

Verso la fine della guerra, i nazisti e i fascisti, nell’ultimo disperato tentativo di rallentare l’avanzata delle truppe alleate, fecero costruire delle opere di contrasto all’avanzata dei carri armati inglesi e americani. Esisteva allora una struttura, creata da Friedrick Todt, ingegnere tedesco, Ministro nazista degli Armamenti e degli Approvvigionamenti e capo della omonima organizzazione, che si occupava di ripristinare ferrovie e strade colpite dai bombardamenti alleati. Era la Organizzazione Todt (OT).

Spallina di un lavoratore coatto della TODT

Requisiva i ragazzi, le donne e gli anziani per tali lavori di scavo e di riporto. Albino Braida, classe 1919, era un giovane della Todt a San Giovanni al Natisone, come ha raccontato al figlio Livio, che mi ha riferito il fatto. Pure Arnaldo Geatti, nato nel 1924 a Bressa di Campoformido, doveva lavorare per la Todt e mi ha raccontato che aveva anche una tessera di riconoscimento intestata alla OT. Gli operai della Todt avevano le mostrine, erano militarizzati. 
Anche la signora Licia Degrassi, nata a Isola d’Istria nel 1931, ricorda le vicende della Todt, perché coinvolsero suo fratello Antonio, morto nel 1991. “Lui era un ragazzino e fu requisito prima nella Todt – mi ha detto la Degrassi – poi fu costretto, in divisa da Waffen SS a stare di guardia davanti alle banche di Milano, Como e Trieste… una volta era di guardia a Osoppo e da lì scappò, perché aveva tanta paura, così la famiglia lo nascose in casa a Trieste”.


Donne udinesi della Todt sul trincerone di Baldasseria, Udine.
Si riconosce Leony Talotti (1926-2014), seconda da sinistra. Collezione Monica Secco, Udine

Esistevano delle squadre di lavoro di donne friulane requisite dalla Todt nel 1945. Una di queste lavorò in Baldasseria e nella parte sud della città, per scavare un “trincerone anticarro”. Me lo racconta la professoressa Monica Secco (Udine, 1963), perché tra di loro fu costretta a lavorare una sua zia. Si chiamava Leony Maria Talotti; era nata nel 1926 a Périgueux, in Francia, figlia dell’emigrazione friulana degli anni Venti, sotto il fascismo ed è morta nel 2014 a Osimo, in provincia di Ancona. Nella fotografia sottostante la zia Leony Maria è la terza da destra, seduta con i pantaloni militari mimetici (Collezione Monica Secco, Udine).
Le altre ragazze udinesi requisite sono di borgo San Lazzaro e c'è qualcheduna di Baldasseria, come Teresa Novelli vedova Marioni (Udine 1922). Gli unici maschi nella fotografia sono militari dell’ormai sballato esercito nazista, che oltre ai ragazzini incorporava anziani e persone non del tutto abili, come si può notare dall’immagine. In questo caso di tratta di tedeschi della provincia di Bolzano, che davano così gli ordini in italiano alle donne requisite (obbligate al lavoro).


Squadra femminile della TODT al lavoro sul trincerone anticarro
di Baldasseria, 1945. Si riconoscono Leony Talotti (1926-2014), 
terza in basso, da destra e Teresa Novelli Marioni, seconda a sinistra in alto (Collezione Monica Secco, Udine)

C'è un personaggio molto noto in Baldasseria, che ha scritto e raccontato molti fatti del quartiere: il suo nome è Alfredo Orzan. Secondo il maestro Alfredo Orzan (San Lorenzo Isontino, provincia di Gorizia, 1930, intervista del 13 novembre 2014) il trincerone si trovava tra via Baldasseria Bassa e viale Palmanova, all’altezza del civico n. 231 della Baldasseria Bassa, vicino alla sede del Messaggero Veneto.

I Cosacchi a Udine

Non è facile trovare notizie sui Cosacchi a Udine. Intanto bisogna dire che i Cosacchi dell’Ucraina erano alleati dei nazifascisti. Con decine di tradotte furono portati in Friuli dalla Polonia, dove Hitler li aveva usati nella repressione contro la breve resistenza polacca. In Friuli Hitler aveva promesso per loro una nuova terra “Kosakenland in Nord Italien”. Loro se l’erano… bevuta! Erano profondamente filozaristi ed anticomunisti, perciò si trovarono molto bene a combattere contro i partigiani. Aiutarono i nazisti nelle feroci rappresaglie, bruciando paesi come Nimis, Faedis ed Attimis, come ha ricordato la signora Iole Croatto, vedova Falzone, nata ad Attimis nel 1917.

 Iole Croatto, Attimis 1917-Udine 2013

Dopo la costruzione delle Case Fanfani nel 1950, la signora Iole abitava in Via delle Fornaci, assieme a Salvatore Falzone, suo figlio (Udine 1945) e al resto della famiglia. Sono loro ad avermi raccontato tante storie sugli esuli giuliani che hanno vissuto nella zona, dove nel 1958 nacque la parrocchia di San Pio X. 
Verso la fine di luglio del 1944 alla stazione della Carnia cominciarono ad affluire i primi convogli di Cosacchi e di caucasici con le famiglie; ne arrivarono circa 40 mila. Un numero considerevole se si pensa che la Carnia di allora contava 60 mila abitanti. Il Comune di Verzegnis (1800 abitanti) fu occupato nell'ottobre del 1944 da 1567 Cosacchi con al seguito 465 cavalli, 58 mucche e 20 cammelli e ribattezzato Stanitsa Térskaja (villaggio cosacco).
Ovvio che tra le loro prime necessità ci fosse quella del foraggio per gli animali, soprattutto per i cavalli, che utilizzavano nelle scorribande contro i partigiani. Verso la fine del conflitto i Cosacchi dilagarono anche nella Bassa friulana e a Udine, nella speranza di fare bottino di fieno, di alcol e di donne.

Continua così il racconto della professoressa Secco. “A Udin, te fin dal Unvier dal 1945, in borc di Glemone li dal cjanton cun Vie di Santa Chiara, i cosacs a àn tucât ae puarte par domandâ di durmî li de famee Talotti – mi raccontava la signora Alberta Talotti – e, cence mostrâ pôre, mê mari, Luigia Zugolo e me pari Eustacchio Talotti, a àn vierzût il puarton di cjase” (A Udine, alla fine dell'inverno 1945, in borgo Gemona sull'angolo con via Santa Chiara, i cosacchi hanno battuto sulla porta per domandare da dormire alla famiglia Talotti e, senza mostrare paura mia madre, Luigia Zugolo e mio padre Eustracchio Talotti hanno aperto il portone di casa).
Come è stato il contatto? “A son stâts avonde zentîls, a àn ufrît pan neri e margarine, che no si le veve mai viodude – diceva Alberta Talotti – i cosacs, cul colbac scûr, a erin in une desene cuntune cjarete tirade des bestiis e un di lôr al veve il colbac blanc, a àn metût pistolis e i fusii su la taule, si son metûts a durmì te stanzie plui grande, tant che une agne e parave vie lis fantatis di cjase li di altre int dal borc, parcè chescj militârs no si profitassin di lôr, ma la matine buinore i cosacs a àn bevût il cafè e dopo son lâts vie” (Sono stati abbastanza gentili, hanno offerto pane nero e margarina, che non avevamo mai visto i cosacchi, col colbacco scuro, erano una decina con una carretta trainata dagli animali e uno di loro aveva il colbacco bianco, hanno posato le pistole e i fucili sulla tavola, e si sono messi a dormire nella stanza più grande, mentre una zia spingeva via le ragazze di casa presso altra gente del borgo, perché questi militari non si approfittassero di loro, ma la mattina presto i cosacchi hanno bevuto il caffè e poi sono partiti).

Cosacchi con carriaggi e famiglie a Villa Santina, 1944. 

Alcuni di loro però erano nervosi e rubavano di tutto. Sono stati visti in Porta Aquileia e in Via Gaeta avevano una caserma. “Mia madre Erminia, detta Elvira – ha detto Loredana Smedile, Udine 1953, che ha abitato in Via delle Fornaci – verso il 1945 viveva in Via Gaeta a Udine e ricordava che i Cosacchi per fare festa, dopo aver bevuto, sparavano alla gente con i mitra.

Cosacchi sul Friuli collinare
Poi ci sono altri racconti di furti e di tentativi di stupri. “E jere fam e pôc di gustâ a Sante Margarite, dongje Murùs, ma i cosacs nus àn puartât vie la pocje robe che si veve a nô che a stavin dongje de glesie – ha detto Milena Rosso Moro, di Santa Margherita del Gruagno – come patatis, blave e dopo un di lôr al voleve vê une zovine e par puartâle vie, al à tirât fûr parfin une bombe a man e nus à mostrât la bombe e al voleve la fantate, par fâi violence sessuâl, alore une femine di famee e je lade di corse li dal comant e un uficiâl un pôc galantom lu à cuietât, se no e vignive fûr une maçalizi” (C'era fame e poco da mangiare a Santa Margherita del Gruagno, vicino a Moruzzo, ma i cosacchi ci hanno portato via la poca roba che si aveva, noi si stava vicino alla chiesa, come patate, mais, e dopo uno di loro voleva avere una giovane e per portarla via, ha mostrato perfino una bomba a mano, voleva la ragazza per farle violenza sessuale, allora una donna di famiglia è andata di corsa al comando e un ufficiale un po' galantuomo lo ha calmato, altrimenti finiva in una strage).
A Tarcento, i Cosacchi, una strage l’hanno fatta di sicuro. Era il 3 maggio 1945, quando gli ultimi nazisti se la davano a gambe e i Cosacchi facevano da retroguardia. Sono rimasti i “cadaveri dello sterminio”. Così ha scritto in una relazione “Mikros”, nome di battaglia di don Giuseppe Grillo, come si vede nell’Archivio Osoppo della Resistenza in Friuli.
Violenti e cattivi. Così erano per Carmen B., nata a Udine nel 1936. “Par colpe dai bombardaments si jere sfolâts a Cicunins, tal 1945, intune cjase dongje la fermade dal tram e li dongje,  intune cjase di siôrs, al jere il comant dai todescs – ha raccontato – intant che a fasevin une ristielade, doi cosacs, vistûts mâl cun piels di anemai e cul curtìs, a volevin cjapâ Lucia Anderloni, mê mari, nassude a Udin tal 1908, alore gno pari Jacum ur à dât une butiliute di “sgnape di fossâl”, fate a San Vît di Feagne, cussì a si son incjocâts e a àn durmît cul cjâf su la taule. Si jere frutins, in cuatri fradis e i cosacs a volevin parânus vie, ma il plui grant di nô nus diseve: “Se o restin culì nô, lôr no fasaran mâl ae mari”. Nô o sin restâts te stanzie fintremai che i Cosacs a àn cjapât sium. Dopo il pari ur à mandâts vie” (A causa dei bombardamenti si era sfollati a Ciconicco, nel 1945, in una casa vicino alla fernata del tram, e lì vicino in una casa signorile c'era il comando tedesco, mentre si svolgeva un rastrellamento, due cosacchi, vestiti male con pelli di animali e il coltello volevano prendere L. A. mia madre nata a Udine nel 1908, allora mio padre Giacomo ha dato loro una bottiglietta di grappa fatta in casa, a San Vito di Fagagna, così si cono ubriacati e hanno dormito con la testa sul tavolo. Si era bambini, in quattro fratellini e i cosacchi volevano mandarci via, ma il più grande di noi diceva: 'Se restiamo qui, loro non faranno male alla mamma'. Noi siamo restati nella stanza finché i cosacchi di sono addormentati. Dopo il papà li ha cacciati).
Un brutto momento lo passò pure Maria Romaniello Savino, classe 1916, che era a Udine in Via Mazzini. Due Cosacchi ubriachi sono entrati di notte in casa e lei col figlio piccino in braccio cercò di scacciarli. Prima di andarsene loro hanno rovinato le immagini delle madonne e dei santini che la signora teneva in casa con devozione. Così mi ha raccontato la professoressa Clelia Savino, di Udine.

Maria Romaniello Savino, anni ‘40. Collezione Mario Savino, Udine

Rina Bassi, classe 1924 di Cassacco, ha raccontato che “i Cosacs a erin triscj e tal mê paîs a àn fusilât un frutat di cutuardis agns, dome parcé che al veve metût sù une gjachete militâr dai todescs e gno pari al jere li cuant che a àn sbarât” (i cosacchi erano cattivi e nel mio paese hanno fucilato un ragazzo di quattordici anni solo perché aveva recuperato e indossato una giacca militare tedesca e mio padre era lì quando gli hanno sparato).
Un'altra fonte orale ha parlato con me a Udine, il 9 giugno 2015, dopo aver saputo della pubblicazione del volume  OSPITI DI GENTE VARIA. Cosacchi, Esuli Giuliano Dalmati e il centro di smistamento profughi di Udine 1943-1960, di Roberto Bruno, Elisabetta Marioni, Giancarlo Martina, Elio Varutti. Editore Istituto Statale d’Istruzione Superiore “Bonaldo Stringher” di Udine, 2015, pagine 128. Disponibile anche nel web, per leggerlo, clicca qui.
Si tratta di Arrigo Melchior, classe 1940, di Coseano, provincia di Udine. Mi ha detto che ha avuto a che fare con i cosacchi sin da bimbo, quando era in braccio a sua madre. Ecco la sua testimonianza. "Qui non si ammazza nessuno! - disse mia madre a Coseano, mentre si era piazzata, con me in braccio, davanti a due compaesani, accusati dai cosacchi di essere partigiani. I cosacchi volevano fucilarli sul posto, ma così non avvenne. Poi lei fu accusata di essere partigiana. Eh! Altro che partigiana! Pensare che mio papà era fascista, come un sacco di italiani a quel tempo. La caricarono su un camion, assieme a tanti altri prigionieri con le mani alzate, mi ricordo ancora la scena. Ecco cosa ricordo di cosacchi, repubblichini e nazisti".


Riferimenti bibliografici e sitologia
La prima versione del presente articolo è stata pubblicata sul Numero Unico della parrocchia di San Pio X di Udine, «Festa Insieme Baldasseria 2012», alle pagine 20 e 21.

- Gianfranco Ellero, Storia di Udine, Pordenone, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, 2012.
- Elio Varutti, Il Centro di Smistamento Profughi di Via Pradamano accolse oltre centomila persone dell’esodo dal 1947 al 1960, «Festa Insieme Baldasseria», Udine, 2004, pp. 18-20.
- E. Varutti, Il Campo Profughi di Via Pradamano e l’Associazionismo giuliano dalmata a Udine. Ricerca storico sociologica tra la gente del quartiere e degli adriatici dell’esodo, 1945-2007, Udine, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Comitato Provinciale di Udine, 2007.
- E. Varutti, Cara maestra, le scrivo dal Campo Profughi. Bambini di Zara e dell’Istria scolari a Udine, 1948-1963, «Sot la Nape», 4, 2008, pp. 73-86.
- E. Varutti, Rifugi antiaerei a Udine. Profughi istriani, preti e parrocchiani, «Festa Insieme Baldasseria», Udine, 2013, pp. 34-35.
- E. Varutti, La Cappella dei profughi istriani, «Festa Insieme Baldasseria», Udine, 2014, pp. 34-35.
Sitologia

Sono stati utilizzati vari siti istituzionali sull’esodo giuliano dalmata, sul Centro di Smistamento Profughi di Udine e sulle vicende cosacche a Udine e nel Friuli. Molto utili a questo elaborato nel suo complesso sono state le informazioni della pubblicistica e dei servizi giornalistici disponibili sui seguenti siti:

- Anita Clara, Il campo di via Pradamano, 19 marzo 2008.

- E. Varutti, Il Campo Profughi di Udine 1947-1960. Esodo da Zara, Fiume e Pola, UISP, 2009

- Matteo Ermacora, recensione al libro di Varutti del 2007 su: «DEP, Deportate, esuli, profughe. Rivista telematica di studi sulla memoria femminile», 12, 2012, pp. 320-322.

- E. Varutti, Chi ricorda a Udine il campo profughi di via Pradamano?, 2013.

- E. Varutti, Itinerario giuliano a Udine. Esodo istriano, un brano sconosciuto di storia locale, 2013.

- E. Varutti, Miranda, Cisa e le altre, 1945. L’esodo da Fiume, da Zara e dall’Istria. Esperienze didattiche in una scuola di Udine, 2014, pp. 21. Vedi pure il sito web dell’Istituto Stringher di Udine, relativo al progetto "Il Novecento in Friuli Venezia Giulia", del Laboratorio di Storia della scuola.


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Istituto Statale d’Istruzione Superiore “B. Stringher” Udine. Laboratorio di Storia, Progetto «Il Secolo breve in Friuli Venezia Giulia», sostenuto dalla Fondazione CRUP. Hanno collaborato alla elaborazione di questo prodotto gli allievi, della classe 5 ^ D Dolciaria. Anno scolastico 2014-2015. Coordinamento didattico: professoressa Carla Maffeo (Italiano e Storia). Dirigente scolastico: Anna Maria Zilli. Networking: prof. Elio Varutti, Diritto e Tecniche Amministrative della Struttura Ricettiva; novembre 2014.

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Nella fotografia: Il comandante della Divisione cosacca Domanov e il maggiore delle SS Von Alvensleben con gli altri ufficiali al seguito attraversano il Tagliamento. Al seguito dei nazifascisti e dei cosacchi c’era un fotografo ufficiale, Markert, che riprese una quarantina di immagini ritraenti il sopralluogo del capo dei cosacchi in Italia, il generale Domanov e del Comandante delle Waffen SS e della Polizia della Provincia di Udine, von Alvensleben, intenti ad attraversare il Tagliamento per spingersi sino ad Alesso, a “suggellare” la conclusione della vittoriosa operazione. Le immagini del fotografo documentano però anche due importanti fenomeni contemporanei: lo sfollamento dei civili di Trasaghis e Braulins e l’avvio del trasferimento delle popolazioni cosacche da oltre Tagliamento ai paesi del Comune di Trasaghis, per occupare la terra che era loro stata promessa. Grazie alla disponibilità del Muzej Novejše Zgodovine (Museo di Storia Moderna) di Lubiana (Slovenia), il Comune di Trasaghis ha acquistato copia dell’intero fondo, riprodotto poi integralmente in una pubblicazione, Memorie di un esodo. I giorni dello sfollamento dell’ottobre 1944 e dell’occupazione cosacca nel Comune di Trasaghis, stampato nel 2003 dalle Arti Grafiche Friulane. Una mostra fotografica si è tenuta al Centro civico di Alesso, 8-12 ottobre 2014, a cura di Pieri Stefanutti e Zuan Cucchiaro (che sono da ringraziare per il puntuale ed originale commento all'immagine riportata poco sopra).

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